Nel giorno in cui entra in vigore il cosiddetto decreto Ong c’è una nave al largo delle coste italiane con 85 migranti a bordo che ha appena attraccato a Taranto. E il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ricordato sui social il suo primo obiettivo: basta “traghetti” nel Mediterraneo «che fanno la spola per trasferire gente da una nazione all’altra».
Le nuove regole, ha proseguito la premier, sono «abbastanza semplici: se tu ti imbatti in una imbarcazione e salvi delle persone le devi portare al sicuro, quindi non le tieni a bordo continuando a fare altri salvataggi multipli finché la nave non è piena» che non è «salvataggio fortuito di naufraghi». Ed è proprio quello che prevede il decreto, dal 3 gennaio 2023 in Gazzetta e da oggi in vigore a tutti gli effetti.
«Il nuovo decreto imposto dal governo alle navi Ong rischia di limitare la nostra capacità operativa con un inevitabile aumento del numero di morti» ha commentato lo staff di Medici senza frontiere, la cui nave è appena approdata a Taranto, assegnato quale porto sicuro.
La scorsa notte le ricerche dell’imbarcazione in pericolo segnalata da Alarm Phone sono terminate senza successo ma in questo modo è stato anche scongiurato il pericolo di incorrere in nuove sanzioni. Tra i punti del nuovo decreto infatti, come ribadito propri da Meloni, c’è lo sbarco immediato subito dopo aver effettuato il primo soccorso e aver ricevuto l’assegnazione del porto sicuro dalle autorità. «Abbiamo a bordo con noi 85 persone di cui 41 sono state soccorse in una operazione molto difficile avvenuta l’altro ieri notte. Viaggiavano da tre giorni - ha raccontato Fulvia Conte, responsabile dei soccorsi a bordo della Geo Barents - e durante le operazioni il barchino si è ribaltato e tutte le persone sono finite in acqua. Durante questi tre giorni di navigazione ci hanno raccontato che più volte persone sono cadute in mare e hanno usato i loro vestiti per tappare i buchi dai quali entrava l’acqua». A bordo della nave Ong ci sono anche molti minori non accompagnati. Cittadini siriani e palestinesi che hanno vissuto per diversi mesi e anni l’orrore delle carceri libiche. «Ci raccontano di aver subito violenze – ha proseguito la responsabile soccorsi – Un ragazzo ci ha raccontato di aver visto con i propri occhi persone essere uccise davanti a lui perché non avevano abbastanza soldi per pagare il viaggio. Questa è la realtà di quello che avviene in Libia, di quello che avviene nel Mediterraneo centrale in cui ogni momento è importante tra la vita e la morte».
Intanto non si fermano gli sbarchi autonomi: ben 822 nelle ultime 24 ore. Ennesimo soccorso della Guardia costiera che ha messo in sicurezza 546 persone che si trovavano a bordo di un peschereccio e che sono state distribuite a Messina (196), a Catania (198) e a Roccella Ionica (152). In quest’ultimo porto c’è stato un doppio sbarco: in aggiunta a quelli salvati dai guardacoste, una seconda operazione in mare della Guardia di finanza ha messo in salvo altri 78 profughi. Si tratta in prevalenza di cittadini pachistani, egiziani, siriani e bengalesi. Tra loro ci sono anche undici minorenni non accompagnati.
Sbarchi a raffica anche a Lampedusa: cinque carrette del mare con 198 persone sono state intercettate e soccorse dagli uomini della Guardia costiera e della Guardia di finanza. Ma anche sulla terraferma è emergenza arrivi. In particolare a Trieste, dove il prefetto snocciola i numeri dell’aumento esponenziale degli ingressi alla frontiera: dai 1.194 degli ultimi 3 mesi 2021 ai 5.690 dello stesso periodo relativo al 2022. I numeri comprendono gli ingressi irregolari e coloro che si sono presentati spontaneamente alle forze dell’ordine una volta entrati nel territorio nazionale. Specificatamente, in ottobre sono entrati 2.104 migranti contro i 525 del 2021; in novembre 2.451 (470); in dicembre 1.135 (199).