Felice Accrocca, arcivescovo di Benevento, "papà sannita" con due mamme sannite
Questione riaperta o quasi. Il Consiglio di stato dà ragione a Provincia e Comune e sospende tutto. La Commissione ambiente della Regione vuole intanto vederci chiaro, le carte finiscono in Procura, l’intera faccenda probabilmente tornerà presto anche in Conferenza dei servizi, i cittadini non mollano la presa. Affatto. E infine nel pomeriggio l’arcivescovo di Benevento ha visitato il presidio delle “Mamme sannite”: «Sono qui per testimoniare la mia vicinanza a queste donne – spiega monsignor Felice Accrocca -. E perché ritengo doveroso far sentire forte la nostra voce in difesa del territorio».
Passo indietro e andiamo per ordine. La Regione Campania aveva rilasciato l’autorizzazione per realizzare a Sassinoro (provincia di Benevento, poco meno di seicento abitanti, quattro passi dal Molise) un impianto di compostaggio da sessanta tonnellate al giorno, ma esaminando la documentazione per uno da nove tonnellate al giorno. La ditta richiedente (la “New Vision srl” di Pompei) non rispondeva poi alle richieste della Provincia, ma ventilava solamente «l’eventualità di modifiche, non meglio definite, al progetto esaminato», come aveva messo nero su bianco l’ente locale, indispettito.
La faccenda sbarcava sui giornali, poi - data un’occhiata alle carte - anche la Commissione ambiente regionale s’insospettiva e indispettiva, chiamava in audizione sindaco e presidente della Comunità montana, trasmetteva tutto in Procura e s’impegnava ad aprire un’inchiesta per verificare come si fosse arrivati a quell’autorizzazione.
Nel frattempo il Comune di Sassinoro e la Provincia di Benevento tuonano contro l’impianto (quello da sessanta tonnellate) e proprio il Comune sottolinea anche la «scorrettezza» della “New Vision srl” nella trasmissione dei documenti alla Regione. Fioccano interrogazioni al governatore De Luca e all’assessore all’Ambiente Bonavitacola, la prima a firma di Vncenzo Viglione, M5S. La gente protesta e presidia il luogo dell’impianto. Le “Mamme sannite” poi aprono appunto un altro presidio fisso a Benevento. Un migliaio di persone sfilano sulla statale 87 contro l’impianto a Sassinoro e lo stesso fanno altrettanti residenti in Molise. Perché anche nella regione molisana, due passi da Sassinoro, cominciano a preoccuparsi.
Via via salta fuori che la struttura per il compostaggio nascerà a duecentottantacinque metri dal fiume Tammaro (che affluisce in un invaso presto destinato a potabilizzazione), quindi nel “corridoio ecologico” di trecento metri da una riva e trecento dall’altra, entro il quale la legge dispone non possano essere realizzati impianti di trattamento rifiuti. E ci si accorge anche che nella documentazione nemmeno si cita il fatto che questa zona sia classificata al massimo rischio sismico.
E arriviamo a stamane. «Il Consiglio di Stato ha bloccato l’esecuzione dei lavori per l’impianto di Sassinoro, ordinando al Tar Campania di avviare una discussione nel merito della controversia insorta tra gli enti locali territoriali, da una parte, e la Regione e un soggetto privato, dall’altra», fa sapere il presidente della Provincia di Benevento, Claudio Ricci.
Consiglio di Stato che si è espresso sul ricorso presentato dalla Provincia e dal Comune di Sassinoro contro la bocciatura del Tar Campania alla sospensione delle ordinanze regionali. Decidendo che la controversia è «particolarmente complessa» e richiede «un approfondito dell’esame nel merito». E sospendendo l’Ordinanza del Tar Campania e disponendo che lo stesso Tar fissi l’udienza pubblica per la discussione della vicenda.