mercoledì 13 luglio 2011
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Si muove sul filo telefonico il piano delle opposizioni, e sta a Pier Luigi Bersani, dal Cairo, comunicare la strategia messa a punto sulla manovra al sottosegretario alla presidenza Gianni Letta e, quindi, fare il punto con il capo dello Stato. Nessun ostacolo al voto entro la fine della settimana, per salvare i mercati. Ma lunedì 18 Pd, Idv e Udc – che diranno comunque no alle misure dell’esecutivo (ancora in forse Fli) – sono pronti a passare all’incasso: via il governo-Berlusconi e stop al suo «delirio di autosufficienza» (per dirla con Pier Ferdinando Casini) e subito un esecutivo tecnico, con Mario Monti in pole position.Sono i capigruppo dei partiti di minoranza a tracciare la rotta, accogliendo l’appello alla collaborazione di Napolitano e mostrando all’opinione pubblica senso di responsabilità in questa fase delicata. Non è un favore a Berlusconi, chiarisce Bersani con Letta, ma «ogni azione del Pd è volta al bene dell’Italia». E allora il voto contrario in Parlamento non apre alcuno scenario di governissimo anzi, insiste la presidente del Pd Rosy Bindi, «dopo il voto il governo vada a casa».Bersani dunque non rinuncia al suo viaggio e prosegue secondo le tappe stabilite. Ma il suo messaggio a Palazzo Chigi è quello di un partito che ha lavorato e ottenuto la compattezza delle opposizioni. «Noi – spiega – per l’Italia facciamo la nostra parte e siamo fiduciosi ma non credo che Berlusconi sia un elemento di fiducia né per l’Italia né per il contesto internazionale». La scelta di non avviare una battaglia sui provvedimenti economici per evitare il tracollo della borsa, insomma, non cambia il giudizio contrario sulla manovra. Così, insieme con gli altri partiti di opposizione, viene confermata la presentazione di pochi emendamenti mirati, in un quadro che non convince. «Noi abbiamo la nostra posizione politica su questi anni e abbiamo sempre avuto le nostre proposte alternative. Non vorrei che si aprisse lo sport in cui tutti si mettono a fare il capo dello Stato che per fortuna noi abbiamo». La disponibilità del Pd è dunque a tempo e rivolta ai mercati, spiega Bersani.E lo stesso ragionamento è condiviso dal leader dell’Udc. «In questo tempo di crisi – spiega Pier Ferdinando Casini – la responsabilità dimostrata dal Terzo polo e dalle altre forze di opposizione è confortante». Anche perché, continua, «noi da anni diciamo che il Paese non si salverà senza coesione tra partiti, ma la maggioranza è trincerata, e fino a ieri non tutti, nell’opposizione, erano consapevoli di questa necessità. La drammaticità degli eventi che stiamo vivendo, tuttavia, sta finalmente facendo pensare. Noi continuaiamo sulla nostra stada perché non si deve guardare agli interessi del palazzo ma del paese».E i «mercati internazionali» esigono una risposta seria, concorda Antonio Di Pietro, che come gli altri ha sotterrato momentaneamente l’ascia di guerra. «Ma il nostro sarà un voto convintamente contrario – ricorda il leader dell’Idv – su una manovra che è iniqua e ingiusta per le classi sociali più deboli e anche per chi vuole una ripresa». I «sei o sette emendamenti» concordati, allora, serviranno a «rendere il testo più equo».Poi, però, ripete incessante la presidente del Pd Rosy Bindi, basta con Berlusconi: «Il paese ha bisogno di un governo autorevole e di una maggioranza seria», mentre «invece abbiamo un governo truffaldino e una maggioranza rissosa che insieme hanno provocato un disastro economico e azzerato la credibilità dell’Italia. Anche in un momento difficile come questo, non smettono di fare propaganda e demagogia».
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