Marcella Cadoni, 100 anni, di Escolca, piccolo paese nel sud della Sardegna
Tra gli ingredienti della longevità in Sardegna, oltre a uno stile di vita e a un’alimentazione salubre, all’attaccamento all’identità e alle tradizioni e a un forte senso di famiglia e comunità c’è anche la fede. Lo sa bene Marcella Cadoni, che lo scorso dicembre ha festeggiato i suoi 100 anni, a Escolca, piccolo paese ai piedi della Giara di Serri, nel sud dell’Isola. Tutte le domeniche va a messa, accompagnata dai nipoti perché camminare è ormai faticoso, la sera recita il rosario e legge il "Messaggero di Sant’Antonio" a cui è abbonata da quasi 58 anni, e l’Eco di Bonaria, il mensile del Santuario dedicato alla Madonna (patrona della Sardegna), cui è molto devota.
Come si arriva a quest’età così ludici e attivi? «È Dio che me lo ha concesso» assicura. Una vita trascorsa tra i campi, da quando, ancora bambina, andava a pascolare i buoi nei terreni di famiglia, nel villaggio di San Simone, a circa 10 chilometri di distanza: lì si rimaneva a dormire l’intera settimana senza corrente elettrica né acqua, per poi rientrare in paese nel weekend. Dopo aver sposato nel dicembre 1944 Angelo, anche lui agricoltore, continua la vita tra lavoro e famiglia. Niente tempo libero, solo qualche festa, come quella di San Simone, che "tzia Marcella" ricorda bene e a cui ha partecipato fino a qualche anno fa. La solitudine non l’ha mai vissuta, nemmeno in piena pandemia, quando, con tutte le cautele, il contatto con i familiari non è mai mancato, anche perché – ricorda lei stessa – «sono stata la prima a vaccinarmi». Proprio i figli e i nipoti che si prendono cura di lei, insieme alla voglia di tenersi impegnata, sono la sua forza. E poi ci sono i vicini e una comunità unita, in cui l’"agiudu torrau" (ovvero l’aiuto restituito) è ben radicato, e in cui tutti si conoscono tra loro.
Antonietta Ledda, 102 anni il prossimo 28 agosto, la Messa l’ascolta ogni sera grazie alla radio offerta dalla parrocchia del suo paese, Sant’Anna Arresi, nel Sulcis-Iglesiente; fino a tre anni fa andava a zappare nell’orto di famiglia, di cui oggi si occupa il figlio Giancarlo, che vive con lei. Unica centenaria del paese (sua cugina raggiungerà il secolo a fine anno), 7 figli, 14 nipoti e 12 pronipoti, cucina tradizionale – da pasta e ravioli fatti in casa al minestrone –, tanta devozione, soprattutto mariana, sempre con sé rosario e scapolare della Madonna del Carmine: «Per circa 20 anni – racconta – mi sono occupata di organizzare la festa dedicata a quest’ultima, su delega del parroco: raccoglievo le offerte con cui, ogni estate, si organizza la Messa e la processione attorno alla chiesa».
A Teulada, sempre nel Sulcis, vive una decina di centenari, su una popolazione di soli 3.400 abitanti circa, con una percentuale così rilevante da diventare oggetto di nuove ricerche, complementari agli studi sulla cosiddetta "Zona blu" (tra Ogliastra e Barbagia), dove, tra alcuni Comuni montuosi della parte interna dell’isola, si concentra la maggior parte dei centenari sardi. Famiglie di pastori e caprai, quelle teuladine, segnate per almeno un terzo dall’emigrazione (fine del ’600-’700) proprio dalle zone ogliastrine e barbaricine, e che in alcuni casi si caratterizzano per longevità, offrendo numeri rari, come la famiglia di Antonio Tiddia, allevatore di capre, classe 1932, il maggiore di 8 fratelli tutti viventi, nati tra il ’32 e il ’54, che tutti insieme ammontano a 644 anni.
A Teulada le vite si svolgono tra i campi, a eccezione di alcune parentesi costituite da anni di emigrazione nel periodo critico del dopoguerra o di pochi anni passati in miniera, con successivo ritorno al paese nativo. Anche qui, lavoro, famiglia, stile di vita e alimentazione salubre, sono tra i tasselli che segnano le storie di longevità: come quella di Efisio Taccori, 99 anni, nato a Teulada da una famiglia emigrata molti decenni prima dalla Barbagia, "servo" poi "socio" pastore di diversi proprietari di bestiame locali. Oggi vive con sua figlia; anche la sua è una famiglia longeva, che vanta diversi centenari, tra cui il cugino, venuto a mancare a 103 anni. Il segreto della longevità? «Sono sempre andato d’accordo con tutti, anche con le persone più difficili». Anche Salvatore Deidda, pastore di pecore, 100 anni il prossimo 17 ottobre, ha trascorso la sua vita tra campagna e famiglia. «C’è qualcuno al di sopra di me che mi ha protetto. Auguro a tutti di poter fare una vita sana come l’ho fatta io».