«Meglio Soru» ripete a Silanus, spiegando agli agricoltori che «c’è una strategia a dire che tutto va male perché così diamo a qualcuno la nostra isola». «Meglio Soru» insiste a Macomer mentre annuncia agli operai che la loro fabbrica «rinascerà ». A due giorni dalle elezioni regionali, Renato Soru ha girato almeno la metà dei comuni dell’isola, trasformando in un réfrain il suo storico slogan. In sardo significa 'meglio solo' e gli si attaglia talmente bene che tra i maggiorenti del Pd sardo sta crescendo la tentazione di lasciarlo davvero solo, facendo votare la lista di partito ma non il candidato. La legge lo consente, con tante grazie da parte dei 'minori' - il socialista Peppino Balia e gli indipen- dentisti Gavino Sale, dell’Irs, e Gianfranco Sollai, di Unidade indipendentista, che in condizioni normali non andrebbero oltre lo zero virgola - e del vero sfidante, quell’Ugo Cappellacci scelto personalmente da Berlusconi. «Il voto disgiunto non appartiene alla tradizione dei militanti del Pd» ci risponde piccato il commissario del partito democratico, Achille Passoni. L’ex sindacalista della Cgil, applicando la regola delle due legislature, ha permesso al governatore di liberarsi della vecchia guardia in Consiglio regionale, la stessa che nel 2004 lo acclamava come l’alternativa lib-lab al Cavaliere e che è stata travolta dal suo decisionismo, con corollario di elezioni anticipate. Gli 'strappi' sono stati numerosi. Come quando ha imposto un piano paesaggistico che trasferisce dai Comuni alla Regione il potere di autorizzare le nuove costruzioni fino a due chilometri dalla costa; o ha rimescolato le carte della sanità imponendo dirigenti 'stranieri', cioè non sardi; o quando ha smantellato la macchina della formazione professionale, rompendo con i sindacati. Oppure, come quando ha sparigliato le alleanze storiche tra i vari Cabras, Soro, Spissu, Ladu, Sanna, Fadda… «Soru – spiega Pietro Soddu, uno dei padri nobili del Pd sardo – sconta un deficit di rapporto con la struttura dei partiti e delle associazioni che è anche il frutto delle regole istituzionali». Enrico Letta, il leader nazionale più vicino al governatore, ieri a Cagliari rassicurava così la base: «Soru farà tesoro dell’esperienza di questa legislatura, le tensioni non torneranno». In realtà, il governatore coltiva questo isolamento perché solletica gli umori profondi del popolo sardo e potrebbe fare la differenza nelle urne. Marina gli appuntamenti con i leader nazionali dell’alleanza (Pd, Prc, Idv, Comunisti italiani, La Sinistra e Rosso Mori), perché, fa sapere, aveva già preso un impegno con i pastori barbaricini. Ai quali si presenta rigorosamente in giacca di velluto… Veltroni, che interverrà stamane a Cagliari, non sa cosa augurarsi: una sconfitta costituirebbe una débacle, ma una vittoria del Quinto Moro sarebbe un terremoto. Lo chiamano così Bachisio Bandinu e Salvatore Cubeddu nello studio che descrive il 'sorismo' cioè il presidenzialismo sardo, nato e cresciuto con lui, come «un modo particolare di intervenire nell’economia attraverso lo stretto controllo legislativo del territorio» fino ad arrivare alla «esaltazione teorica e pratica dei poteri del presidente». Cosa possa comportare, nell’armamentario ideologico del Pd, l’innesto di una «concezione aziendalistica della giunta regionale» l’ha intuito D’Alema, che è venuto a Cagliari per chiarire, di fronte a un sushi di tonno di Carloforte, che il governatore non è un 'ammazzapartiti». Sul fronte opposto, Ugo Cappellacci, scelto da Berlusconi perché fidatissimo (è il figlio del commercialista di fiducia del Cavaliere sull’isola), contrappone al freddo undesteatment del governatore l’arma della simpatia. Abissale la distanza emotiva tra i due, icasticamente raffigurata dagli slogan: Soru insiste sul 'cambiamento' della Sardegna, Cappellacci la vuole far 'sorridere'. Il candidato del centrodestra fa leva sul gioco di squadra, promette un governo compatto ed efficace e insiste sulle ferite della crisi in Sardegna: disoccupazione alle stelle, produzioni al palo, record di cassintegrati… Cappellacci ha trovato un alleato prezioso nel Partito sardo d’azione che per la prima volta si schiera con PdL, Uds-socialisti, Riformatori, Mpa e Udc. «Dovevamo combattere il rischio dell’uomo solo al comando» ci spiega il segretario nazionale del partito sardo d’azione, Giacomo Sanna. L’accordo parla di valorizzazione della lingua e della cultura sarda ma soprattutto di «riforma urbanistica con rispetto delle competenze comunali» e «riequilibrio dei poteri tra presidente e Consiglio». In pratica, una controriforma in chiave anti Soru. Domenica il voto. Nel Pd tentazione del voto disgiunto che favorirebbe il Pdl.Aiutato anche dal Partito sardo d’azione che, per la prima volta, sceglie il centrodestra Stasera a Cagliari la sfida a distanza tra il governatore uscente del centrosinistra Renato Soru (nella foto a lato) e le’sponente del Pdl Ugo Cappellacci (nella foto a destra durante un comizio) A mezzanotte scatterà il silenzio elettorale in attesa del voto per l’elezione del presidente della Regione