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Se alle prossime elezioni primaverili nessuno presenterà liste nel Comune di San Luca, la commissione parlamentare Antimafia è pronta a candidare alcuni dei suoi membri. È per evitare l’ennesimo commissariamento del piccolo paese dell’Aspromonte, simbolo del potere ‘ndranghetista e del narcotraffico internazionale e luogo di una delle più sanguinose faide tra i clan Nirta-Strangio e Pelle-Vottari.
La commissione lo scrive nella “Relazione sulle risultanze della missione svolta a San Luca il 19 e il 20 giugno 2024”, approvata all’unanimità il 26 febbraio, relatrice la presidente Chiara Colosimo. « La Commissione antimafia si dichiara disponibile a fornire spinta e testimonianza concreta a quelle comunità, con la candidatura diretta, in quelle realtà, di propri membri. Sarebbe un segnale di notevole valore, che potrebbe incoraggiare, in loco, altri cittadini, altre forze, ad offrire il proprio contributo e la propria disponibilità a servire quelle realtà. E potrebbe contribuire a raccogliere altre disponibilità, di altre ed altri parlamentari, altre personalità pubbliche».
Una vera chiamata, per evitare quanto accaduto un anno fa quando nessuno presentò liste. Non la prima volta. Per cinque anni, dal 2013 al 2019, il Comune è stato guidato da un commissario prefettizio, prima per lo scioglimento per condizionamento mafioso, poi nel 2015 per il non raggiungimento del quorum del 50% degli aventi diritto al voto, e nel 2017 e 2018 perché nessuno aveva presentato liste. Finalmente nel 2019 ne vennero presentate due e vinse quella guidata da Bruno Bartolo, che però, a fine mandato, non si ricandidò. E nessun altro lo ha fatto, facendo così scattare il commissariamento.
Tutto questo la commissione ha toccato con mano nel corso della missione e ora riferisce nella Relazione concludendo con questa intenzione, «un segnale, che rappresenterebbe ben più di una semplice, seppure significativa, testimonianza», di fronte a un paese «ostaggio della ‘ndrangheta».
La commissione denuncia «il primario interesse che le organizzazioni mafiose hanno rivolto all’amministrazione comunale» e, «per realizzare il loro scopo, hanno fortemente condizionato l’esercizio delle libertà civili dei suoi abitanti quali la scelta di candidarsi o di esprimere il proprio voto». Così dal 1993 ad oggi, «solo tre dei sindaci democraticamente eletti hanno potuto completare il loro mandato». Emerge come «da un lato, il corpo politico espresso da un territorio con una così alta densità mafiosa non sia affatto libero di poter compiere le scelte più opportune per l’interesse del paese e, dall’altro, come le sue eventuali coraggiose disposizioni rimangono spesso ineseguite per l’incapacità dell’apparato burocratico di opporsi agli interessi» dei clan. Ma altrettanto grave è che «la volontà di rinuncia all’elettorato, attivo e passivo, con la conseguente mancata presentazione di liste, denuncia l’assoluta disaffezione rispetto alla gestione politica della cosa pubblica».
Un’inerzia «certamente riconducibile alla pressione della criminalità» ma anche «alla sfiducia nella possibilità di operare in una situazione estremamente deteriorata da irregolarità ormai consolidate nel tempo ». Così alle elezioni politiche del settembre 2022 a San Luca ha votato solo il 21,49%, il dato più basso d’Italia. Mentre le cosche creano un clima di paura, «esercitando dissuasione alla partecipazione dei cittadini ». Per questo la scelta della Commissione vuole essere «opera di “rottura"» per la «riaffermazione dei valori della legalità e dello Stato».