venerdì 12 ottobre 2018
Il ministro: se chiassosi, chiudano alle 21. Ma gli esercenti: no a discriminazioni
Salvini all'attacco dei «negozietti etnici»
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In diretta Facebook dal tetto del Viminale, camicia bianca e ombrello in mano, il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini lancia l’offensiva contro i «negozietti etnici». Nel decreto sicurezza (che ha iniziato in Senato l’iter di conversione in legge), ha annunciato ieri il leader leghista, verranno inserito un nuovo emendamenti: riguarderà, appunto, quei «negozietti etnici dove c’è gente che beve fino alle 3 del mattino, pisciano e ca..no sulla porta di casa e questo non è educato. Ne disporremo la chiusura entro le 21». Il ricorso al termine «etnico», dal sapore discriminatorio, gli sembra immediatamente forte. Tanto che precisa: «Non è un’iniziativa contro i negozi stranieri, ma per limitare abusi di certi negozi che diventano ricettacolo di gente che fa casino».

Norma-quadro per i sindaci. Interpellate da Avvenire, fonti del Viminale fanno sapere che la norma è ancora allo studio. L’emendamento, viene spiegato, dovrebbe fornire una sorta di norma-cornice ai primi cittadini propensi a intervenire per regolamentare gli orari di negozi 'molesti' sotto il profilo del quieto vivere. In materia, dal 2011, fa testo il decreto Salva Italia, che ha tolto ogni paletto (compresi orari e obbligo di chiusura nelle domeniche e nei festivi), lasciando i titolari liberi di stare aperti anche 24 ore. Una liberalizzazione che lascia comunque ai sindaci un potere d’inibizione (confermato da pronunce del Consiglio di Stato) in caso di esigenze di tutela dell’ordine e sicurezza pubblica o di rispetto della quiete.

I dubbi degli esercenti. In Parlamento, critiche dal capogruppo del Pd in Senato Andrea Marcucci e da altri parlamentari d’opposizione: si tratta, considera il dem Andrea Romano, di «negozi di generi alimentari identici agli altri, tranne che per l’orario. Di etnico hanno solo i gestori: ma per lo stregone del razzismo italiano è ciò che serve per l’ennesimo bluff». Per Mauro Bussoni, segretario generale della Confesercenti, «non si può fare una norma che discrimina determinati imprenditori rispetto ad altri», sia che «si tratti di esercizi gestiti da stranieri o da italiani». E mette le mani avanti pure Enrico Postacchini, membro della giunta di Confcommercio: «Bisognerà vedere il provvedimento, come sarà articolato. Non si può discriminare tra attività e attività in base all’essere 'etnico' o meno». Intanto, l’annuncio già rimbalza sui social netwoork e nei tg. E c’è chi inizia a preoccuparsi, come Hossen, originario del Bangladesh, che gestisce con due soci un minimarket nel quartiere romano del Pigneto: «Se mi sta bene chiudere alle 21? No, perché tanti clienti vengono più tardi: gente che lavora e che rientra a casa per le 22 o le 23 e passa a comprare qualcosa. La sera noi vendiamo più che durante il giorno». Se passerà la legge, la rispetterà, anche se a malincuore: «Mi creerà un problema economico. Ma se la fanno, che devo fare? Mi adeguerò».

Autotassazione delle società di calcio. Nel discorso dal tetto del Viminale, il ministro ha annunciato pure un altro emendamento al decreto sicurezza: una norma per chiedere alle società di calcio di devolvere il «5-10% dell’incasso dei biglietti» per il pagamento degli agenti impegnati nel servizio di ordine pubblico allo stadio.

Tagli ad accoglienza migranti. Salvini ha poi confermato la collaborazione con l’Autorità anticorruzione, guidata da Raffaele Cantone, per mettere a punto un modello di bando per l’accoglienza: «Stiamo lavorando per tagliare i 35 euro al giorno per i migranti». Il titolare del Viminale afferma che non è intenzione del governo tagliare personale nelle questure e nei presidi di polizia: «Nessuna città italiana perderà un solo poliziotto e, anzi, ci saranno più uomini». I soldi per assumerli, argomenta, «li troviamo tagliando sulle spese per l’immigrazione e l’accoglienza di un esercito di finti profughi. Spero quest’anno di far risparmiare più di un miliardo di euro, che significa 10mila agenti delle forze dell’ordine in più». Ma i sindacati di polizia restano in attesa: «Le assegnazioni già programmate alle varie questure derivano da assunzioni varate dal precedente esecutivo – precisa Daniele Tissone, segretario del Silp-Cgil –. Gli organici in Polizia sono oggi sottodimensionati di 9mila unità. Auguriamo che il ministro onori le sue promesse e specifichi con quali risorse, certe, saranno finanziate».

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