martedì 8 marzo 2011
Ecco la fotografia dello stato di salute dell'Italia, scattata anche quest'anno dall'ottava edizione del Rapporto Osservasalute (2010), pubblicato dall'Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane che ha sede presso l'Università Cattolica di Roma.
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La salute degli italiani, per quanto ancora discreta, si va sgretolando a colpi di cattivi comportamenti. Abitudini sbagliate in fatto di alimentazione, sedentarietà e consumo di alcol in eccesso (soprattutto tra i giovani), che sembrano divenute "normali" agli occhi dei cittadini che, quindi, non si applicano per cambiarle. Male le donne, che perdono terreno, avendo assunto ormai stili di vita un tempo ad esclusivo appannaggio degli uomini. In primis, preoccupa il loro consumo di alcol: sono infatti aumentate le donne adulte (19-64 anni) con consumi a rischio. Una prevalenza passata dall'1,6% del 2006 al 4,9% del 2008. Un dato su tutti, l'aspettativa di vita femminile che ha smesso di crescere: basti pensare che negli ultimi cinque anni è aumentata per le donne di appena tre mesi (dagli 84 anni nel 2006 agli 84,3 nel 2010), mentre per gli uomini cresce di sette mesi nello stesso arco di tempo (da 78,4 anni nel 2006 a 79,1 nel 2010). Ecco la fotografia dello stato di salute dell'Italia, scattata anche quest'anno dall'ottava edizione del Rapporto Osservasalute (2010), pubblicato dall'Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane che ha sede presso l'Università Cattolica di Roma. Il lavoro, presentato questa mattina dalcoordinatore, professor Walter Ricciardi, direttore dell'Istituto di Igiene della Facoltà di Medicina e Chirurgia, è frutto del lavoro di 203 esperti di sanità pubblica che operano presso Università e numerose istituzioni pubbliche nazionali, regionali e aziendali. Sulla salute delle donne «esistono ancora rilevanti problemi di prevenzione», ha ricordato la professoressa Roberta Siliquini, ordinario di Igiene all'Università di Torino. «Il dato dell'estensione effettiva dello screening mammografico in Italia, ad esempio, è basso: pari al 62% delle donne che dovrebbero fare la prevenzione, per di più con rilevanti differenze Nord/Sud - spiega l'esperta - e la percentuale di tagli cesarei è ancora elevatissima (media Italiana sopra il 40%) e tristemente in aumento, malgrado linee guida specifiche ormai diffuse da tempo». «I problemi di salute degli italiani non dipendono solo dalla loro cattiva volontà che li porta a essere sedentari e poco inclini a corretti stili di vità - ha dichiarato il professor Walter Ricciardi - bensì anche dal deteriorarsi, soprattutto nelle regioni in difficoltà sul piano economico (e soprattutto al Sud), di interventi adeguati per mancanza di investimenti nella prevenzione. A ciò si aggiunge il problema della chiusura degli ospedali che, sebbene concepita per razionalizzare il sistema, determina però poi la riduzione dei posti letto e della ricettività per le emergenze».
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