Per un solo voto la maggioranza è riuscita a far passare «il convincimento che la Camera, a tutela delle sue prerogative costituzionali, debba elevare un conflitto di attribuzioni» davanti alla Corte costituzionale. La decisione della giunta delle autorizzazioni ha così aperto la battaglia voto per voto sul «Ruby-gate». Il processo al premier, reagiscono fonti della procura di Milano, comunque non si fermerà.Il parere, non vincolante, è stato emesso con 11 "si" e 10 "no". Il documento dovrà essere trasmesso alla presidenza di Montecitorio, in vista di un altro passaggio cruciale. Stamani si riunirà la Giunta per il Regolamento, convocata per fornire il punto di vista, non vincolante ma difficilmente eludibile, sull’eventuale necessità di un voto dell’aula dei deputati. Solo dopo toccherebbe all’Ufficio di presidenza, nel quale il Pdl è minoranza, dire l’ultima parola avocando a sé la decisione definitiva o coinvolgendo tutti i deputati.Nel labirinto di regolamenti e prassi parlamentari vi è però una terza via: il presidente Gianfranco Fini potrebbe decidere autonomamente di far votare l’aula senza passare per l’Ufficio di presidenza. Un modo per ribadire che non si tratta di una questione di tecnica giuridica, ma di un caso prettamente politico che non ha precedenti nella storia di Montecitorio.Il testo votato ieri dalla giunta per le autorizzazioni invoca «una ferma reazione» della Camera di fronte a una lesione delle sue prerogative, da parte dei magistrati di Milano. Una mossa che «se trascurata e ripetuta», potrebbe perfino ottenere «una modifica implicita – si legge – della Costituzione quanto ai rapporti fra poteri dello Stato».La Camera, come molti prevedono, voterebbe per sollevare il conflitto davanti alla Consulta, ritenendo il reato di concussione contestato al premier (la telefonata in questura per ottenere il rilascio dell’allora minorenne "Ruby rubacuori") di competenza del tribunale dei ministri e non di quello ordinario. I giudici costituzionali dovrebbero poi esprimersi prima sull’ammissibilità del conflitto e solo dopo entrerebbero nel merito della vicenda.Qualunque sarà la decisione finale, il processo a carico di Silvio Berlusconi non si fermerebbe, osservano fonti giudiziarie milanesi. Se, in teoria, il ricorso alla Consulta su un conflitto di attribuzioni non ferma il procedimento atteso per il 6 aprile, di fatto a decidere – fanno notare in procura – saranno i giudici del dibattimento. Spetterebbe al Tribunale, infatti, valutare se proseguire i lavori o sospenderli in attesa dell’alto verdetto.