giovedì 7 aprile 2011
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Alla reporter di Radio Canada avevano ordinato di abbandonare il fronte libico per buttarsi nel "Ruby-gate". Quasi ha un mancamento quando alle 9.43, dopo soli sette minuti, gli traducono che l’udienza è chiusa, se ne riparla il 31 maggio. «Ma in Italia – trasecola – funziona così?». Difficile spiegare che il processo immediato non è quello che lei e i colleghi avvezzi al diritto anglosassone immaginavano. «Ma allora perché chiamarlo immediato?».In un’aula gremita da oltre un centinaio di giornalisti, i cronisti giudiziari italiani sono la minoranza. Più che il taccuino serve un cronometro. La notizia che tutti aspettano arriva tre minuti dopo il solenne ingresso in aula della corte. Paola Boccardi, l’avvocato che tutela Karima "Ruby" el Marough, scioglie la riserva con un plateale silenzio. "Ruby rubacuori" non sarà parte lesa contro Silvio Berlusconi, ma solo "parte offesa". La ragazza, infatti, era minorenne all’epoca dei presunti atti sessuali a pagamento con il premier. E la minore età fa scattare, anche contro la volontà del minorenne, l’iscrizione quale persona offesa.Ruby, dirà la sua avvocatessa ad udienza tolta, «ritiene di non aver subito alcun danno dalle sue frequentazioni ad Arcore e afferma di non aver avuto rapporti sessuali con il premier». Le conseguenze patite sono semmai di immagine: «Viene additata da tutto il mondo come una prostituta, e costituendosi parte civile non avrebbe fatto altro che confermare di esserlo».L’udienza tecnica non ha visto la partecipazione dell’imputato. Berlusconi ha assicurato che ci sarà la prossima volta, quando i suoi legali potrebbero chiedere la sospensione del procedimento in attesa della decisione della Consulta sul conflitto di attribuzione. In una lettera il premier ha dichiarato il proprio «dispiacere» per non essere stato presente a causa di impegni istituzionali (la crisi in Libia), pur non invocando il legittimo impedimento. «Berlusconi ha ribadito l’intenzione di partecipare a tutte le udienze», ha ripetuto Giorgio Perroni, unico presente del trio difensivo guidato da Niccolò Ghedini. Tra i pm titolari dell’inchiesta erano in aula Ilda Boccassini e Antonio Sangermano.Il processo, aperto alle 9,36 dalle "toghe rosa" della IV sezione penale – Giulia Turri, Carmen D’Elia e Orsola De Cristofaro – si basa fra l’altro sulla presunta concussione. Neppure le altre parti offese indicate dalla Procura, i funzionari della questura Giorgia Iafrate, Ivo Morelli e Pietro Ostuni, che erano presenti la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010 quando Ruby fu affidata a Nicole Minetti per le presunti pressioni del premier, si costituiranno parte civile. «La mia assistita non ha subito nessun danno – spiega Luca Gentili, difensore della Iafrate – l’affido alla Minetti è stato regolare».Aspettando il 31 maggio il "Ruby-gate" non sparirà certo dalle prime pagine. C’è ancora da celebrare l’udienza preliminare per il processo stralcio, quello su Nicole Minetti, Emilio Fede e Lele Mora. E poi non mancherà la loquacità delle «amiche» del premier. Non si capisce se più impegnate a restare sotto i riflettori o a inguaiare il Cavaliere: «Sono io che ho chiamato Berlusconi quella sera in cui Ruby era finita in Questura», ha raccontato ieri la escort Michelle Conceicao. «Alla Boccassini – ha detto in tv, facendosene vanto – non ho detto tutto, ho negato. Sono riuscita a imbrogliarla, ma io so tutto».
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