Il governo annuncia nuove linee guida sulla Ru486. Dopo l’Emilia Romagna, infatti, ora è il Piemonte ad aprire il fronte regionale sull’utilizzo della pillola abortiva. Il punto è sempre quello del ricovero e del rispetto della legge 194. A Torino puntano sull’accordo tra medico e donna per la scelta tra ricovero ordinario e day hospital (guardando parametri come le condizioni fisiche psicologiche, ma anche sociali). A Bologna – altra realtà dove la pillola veniva sperimentata già prima del via libera dell’Aifa – nel settembre scorso venne annunciata la volontà di mantenere la prassi del day hospital. Insomma, c’è materia per chi ha da subito sottolineato il rischio di un uso a macchia di leopardo sul territorio nazionale.«Anche se la delibera dell’Aifa è stata chiara e indica un pieno e continuo controllo ospedaliero», ha detto ieri il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, «daremo ulteriori linee guida». Visto che «il governo ritiene che l’aborto farmacologico debba svolgersi in condizioni di ricovero ospedaliero per essere coerente con la legge 194 e la salute della donna». La questione ha sottolineato il titolare del dicastero della Salute, Ferruccio Fazio, sarà la prima sul tavolo del nuovo Consiglio superiore di sanità, che si insedierà lunedì «interamente riformato e composto da membri altamente qualificati». E «come ministro la prima cosa che chiederò – annuncia – è la valutazione della situazione attuale della Ru486. In particolare, in relazione a disomogeneità a livello regionale. E se e come studiare linee guida uniformi a livello nazionale». «Apprendo con grande gioia dal ministro Sacconi che è intenzione del Governo emanare a breve ulteriori linee guida», fa sapere Laura Bianconi, numero due dei senatori pdl. «L’aborto – spiega – è già un trauma per la donna e occorre evitare assolutamente che i medici la inducano a trovarsi sola e senza alcuna assistenza, come accadrebbe se l’interruzione di gravidanza dovesse avvenire senza l’obbligo del ricovero». Contrariata Donata Lenzi (Pd): «Constatiamo che sulla linea politica decide Sacconi».Annunciano azioni legali per far rispettare la legge 194 il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri e il capogruppo nella Commissione sul Ssn Michele Saccomanno. Tra Gasparri e il collega deputato Osvaldo Napoli da un lato e Michele Vietti (Udc) dall’altro, si registra poi una vivace polemica. Nel mirino l’alleanza elettorale dei centristi con il governatore Mercedes Bresso alle regionali. Gasparri chiede «una risposta chiara su questo tema, visto il dialogo che abbiamo avviato in altri contesti tererritoriali». Dal centrista riceve in risposta l’accusa di fare «prediche» e di vestire i «panni dell’inquisitore». Vietti ribatte poi che la Bresso ha dato assicurazioni di voler rispettare la legge e rinfaccia al centrodestra il fatto che l’avvio della sperimentazione è avvenuto quando in Piemonte governava Enzo Ghigo. Questi, oggi coordinatore regionale del Pdl ieri denunciava una «volontà di banalizzare l’aborto» e il prevalere di una «cultura di morte».La polemica, infine, travalica anche in un’altra regione alla cui guida concorre una radicale, Emma Bonino: il Lazio. Contro la Ru486 leva la voce Olimpia Tarzia, candidata per la lista della Polverini. Per la quale «la donna non può essere lasciata sola a gestire i postumi e i rischi di un intervento doloroso e drammatico». Nuove linee guida per Giulia Rodano (Sinistra e libertà), invece, confliggerebbero con la competenza esclusiva delle regioni in materia di sanità.