giovedì 18 marzo 2010
Ricovero ordinario fino all’avvenuta espulsione del feto. È questa la modalità indicata nel parere che il Consiglio superiore di sanità (Css) ha fornito ieri al ministro della Salute in merito all’utilizzo della pillola abortiva Ru486 in accordo con quanto prevede la legge 194. È stato lo stesso ministro Ferruccio Fazio a renderlo noto ieri sera.
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Ricovero ordinario fino all’avvenuta espulsione del feto. È questa la modalità indicata nel parere che il Consiglio superiore di sanità (Css) ha fornito ieri al ministro della Salute in merito all’utilizzo della pillola abortiva Ru486 in accordo con quanto prevede la legge 194. È stato lo stesso ministro Ferruccio Fazio a renderlo noto ieri sera – a margine di un convegno – informando anche di avere già firmato la notifica alle Regioni ad attenersi alle indicazioni che vengono dal Css. Di «unica modalità per fornire alle donne le stesse garanzie offerte con il metodo chirurgico» parla il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, mentre l’ex ministro Livia Turco (Pd) definisce il ricovero ordinario la «saga dell’ipocrisia». Il parere del nuovo Css (insediatosi a febbraio) era stato richiesto dal ministro per fare chiarezza su almeno un punto che nonostante la delibera dell’Agenzia italiana del farmaco – che ha ammesso la Ru486 nel nostro Paese – continuava a essere dibattuto, vale a dire la durata del ricovero. È infatti noto che l’utilizzo della pillola abortiva in molti Paesi ha portato a una vera e propria trasformazione dell’aborto in dramma privato da vivere al proprio domicilio. Nonostante le segnalazioni di eventi avversi e quasi trenta morti per l’utilizzo del mifepristone (il principio attivo della Ru486), le autorità sanitarie europee non hanno ancora preso in considerazione limitazioni all’uso della pillola abortiva. In Italia però era apparso chiaro che la legge 194 del 1978, che regolamenta la interruzione volontaria di gravidanza, non permetteva che la procedura abortiva si compisse a domicilio. Tuttavia, già alcune Regioni, che importavano la Ru486 per casi specifici, utilizzavano il ricovero con day-hospital, mantenendo – salvo complicazioni – solo un controllo a distanza della donna. Di qui la necessità di verificare la compatibilità della Ru486 con la legge 194. A tale scopo nell’autunno scorso il Senato aveva istituito una commissione di indagine che, dopo avere ascoltato esperti clinici e bioeticisti di diversi orientamenti, aveva chiesto che la procedura per l’immissione in commercio della pillola fosse preceduta da un parere del ministro della Salute, allora Maurizio Sacconi, sulla compatibilità del farmaco con la legge 194. Ma dopo una lettera del ministro (di cui parliamo nell’articolo qui accanto) l’Aifa ribadiva di avere già adottato una delibera coerente con la legge e in particolare di avere specificato che «deve essere garantito il ricovero in una delle strutture sanitarie individuate dall’art 8 della legge 194/78 dal momento dell’assunzione del farmaco fino alla verifica dell’espulsione del prodotto del concepimento». Peraltro le Regioni che già avevano sperimentato il day hospital (e in particolare Piemonte ed Emilia-Romagna) facevano sapere di essere intenzionate a continuare nella procedura adottata. Si scontravano quindi la necessità di garantire l’applicazione uniforme su tutto il territorio italiano di una legge nazionale e la titolarità delle Regioni sull’organizzazione della sanità. Ieri sera dunque il ministro ha comunicato che il Css ha indicato come «unica modalità di erogazione» della pillola abortiva Ru486 «il ricovero ordinario fino alla verifica dell’espulsione completa» e questo per garantire «la tutela psicofisica della donna e il rispetto della legge 194». Inoltre Fazio ha reso noto di avere già firmato « la notifica in cui si invitano gli assessorati a garantire che le strutture si adegueranno» alle modalità indicate dal Css, mentre le linee guida del ministero per «il monitoraggio e la valutazione» della pillola abortiva – come raccomandato sempre dal Css – arriveranno «a breve». Commenta positivamente la decisione del Css e la notifica del ministro, il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, ricordando come il Css abbia «ribadito senza più margini di dubbio i pareri sulla Ru486 espressi in precedenza: il ricovero dall’inizio alla fine della procedura è l’unica modalità per fornire alle donne le stesse garanzie offerte con il metodo chirurgico. Si conferma ancora una volta la linea seguita su questa materia, fin dall’inizio, dal governo. A questo punto è fondamentale che le Regioni prendano atto della notifica inviata dal ministro Fazio e che la legge 194, anche con i nuovi metodi abortivi, venga applicata in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale per tutelare al meglio la salute delle donne ed escludere l’aborto a domicilio». Contrariato il capogruppo Pd in commissione Affari sociali Livia Turco: «Con tutto il rispetto per il Consiglio superiore di sanità, dubito che abbia preso questa decisione in scienza e coscienza. La scelta di somministrare la pillola abortiva Ru486 solo in ricovero ordinario è una saga dell’ipocrisia». «Significa – aggiunge l’ex ministro – che le donne usciranno dall’ospedale dopo aver firmato le proprie dimissioni e questa non è certo la via per tutelare la loro salute». E Maurizio Gasparri (presidente del gruppo Pdl al Senato) ha detto: «Vigileremo affinché le Regioni rispettino queste indicazioni, ma diciamo sin d’ora che chi dovesse agire in violazione delle norme della 194 andrà incontro a gravissime sanzioni».
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