LA VICENDATutto ha inizio con la chiusura del campo rom di via Triboniano, l’insediamento più grande di Milano (attualmente ci vivono circa 500 persone e104 nuclei famigliari) che dovrà essere sgomberato, entro la fine dell’anno per fare spazio a un nuovo cantiere dell’Expo 2015.Per 25 di queste famiglie, una delibera regionale del 5 agosto aveva autorizzato l’assegnazione di altrettanti alloggi Aler (l’azienda lombarda di edilizia residenziale) "a favore di popolazione connotata da particolari fragilità". Appartamenti inagibili e fuori graduatoria, quindi non assegnabili, da ristrutturare con i fondi previsti dal "Piano Maroni" per il superamento dei capi rom.Lo scorso agosto, per 11 di questi appartamenti, in Prefettura, erano stati firmati regolari contratti d’affitto con tanto di anticipo delle mensilità. Gli appartamenti, "destinati come abitazioni temporanee e non gratuite" dovevano favorire l’avvio di un percorso autonomo, lavorativo e abitativo, delle famiglie sgomberate.Poi il dietrofront in ottobre. In Comune e Regione, Pdl e Lega si oppongono all’assegnazione delle case Aler ai rom e il ministro Maroni dà ordine al Prefetto, nonché commissario straordinario per l’emergenza rom a Milano, di recuperare gli appartamenti «nel privato». Ma i tempi stringono e alle famiglie rom non viene data nessuna certezza. E ieri, dal ricorso degli assegnatari arriva la sentenza: entro il 12 gennaio i rom devono avere le case promesse.
Il tribunale civile ha accolto il ricorso dei nomadi contro il passo indietro delle autorità locali in vista dello sgombero del campo. La Lega: cittadini beffati. L’intesa prevede un percorso che porti all’autonomia abitativa ma era stato bloccato dopo le proteste all’interno della maggioranza di centrodestra.
LA VICENDATutto ha inizio con la chiusura del campo rom di via Triboniano, l’insediamento più grande di Milano (attualmente ci vivono circa 500 persone e104 nuclei famigliari) che dovrà essere sgomberato, entro la fine dell’anno per fare spazio a un nuovo cantiere dell’Expo 2015.Per 25 di queste famiglie, una delibera regionale del 5 agosto aveva autorizzato l’assegnazione di altrettanti alloggi Aler (l’azienda lombarda di edilizia residenziale) "a favore di popolazione connotata da particolari fragilità". Appartamenti inagibili e fuori graduatoria, quindi non assegnabili, da ristrutturare con i fondi previsti dal "Piano Maroni" per il superamento dei capi rom.Lo scorso agosto, per 11 di questi appartamenti, in Prefettura, erano stati firmati regolari contratti d’affitto con tanto di anticipo delle mensilità. Gli appartamenti, "destinati come abitazioni temporanee e non gratuite" dovevano favorire l’avvio di un percorso autonomo, lavorativo e abitativo, delle famiglie sgomberate.Poi il dietrofront in ottobre. In Comune e Regione, Pdl e Lega si oppongono all’assegnazione delle case Aler ai rom e il ministro Maroni dà ordine al Prefetto, nonché commissario straordinario per l’emergenza rom a Milano, di recuperare gli appartamenti «nel privato». Ma i tempi stringono e alle famiglie rom non viene data nessuna certezza. E ieri, dal ricorso degli assegnatari arriva la sentenza: entro il 12 gennaio i rom devono avere le case promesse.
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