Pietre d'inciampo vandalizzate a Roma - Ansa
Anche in Italia è cominciata la caccia all'ebreo. Anche di quelli assassinati nei lager nazisti. Dopo i cortei pro Palestina, con striscioni e slogan contro Israele, l'odio antisemita ha compiuto un preoccupante salto di qualità, arrivando a oltraggiare le pietre d'inciampo, che, in tante città, ricordano i deportati nei campi di concentramento. Martedì sera, a Trastevere, alcuni passanti hanno notato le pietre dedicate a Michele Ezio Spizzichino e Amedeo Spagnoletto, ricoperte di vernice nera. Questa mattina, sempre a Roma, in via Mameli, sono state vandalizzate le pietre d'inciampo dedicate a Eugenio e Giacomo Spizzichino. Due episodi che offendono la memoria di quattro persone comuni, la cui unica colpa era di essere ebrei. E per questo sono stati deportati e assassinati ad Auschwitz e Mauthausen. Oggi come ottant'anni fa, sono stati scelti a caso, colpiti esclusivamente perché ebrei.
«L'ebreo ha una colpa esistenziale da scontare»
«È successo già alcune volte negli ultimi decenni che le periodiche recrudescenze del conflitto medio-orientale che hanno coinvolto Israele abbiano scatenato reazioni antiebraiche», commenta il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni. «Ci si è quasi assuefatti a questi fenomeni di recrudescenza che li si considera normali - aggiunge -. Ma l'ondata non si è fermata né si fermerà a questo. Si allarga a tutti gli ebrei, a loro come persone e a loro come cultura - prosegue -. Un passante che viene malmenato, una casa che viene segnata, persino pietre di inciampo deturpate. Alla base di questi meccanismi perversi e distorti c'è qualcosa di molto più antico e profondo. In un pensiero diffuso che è inconscio per molti e invece consapevole in molti altri, l'ebreo che vive, con la sua diversità, ha una colpa esistenziale da scontare. È quella di voler vivere, a maggior ragione in colpa se si governa da solo e non vuole essere sottomesso ai suoi storici persecutori e osa persino difendersi. Se l'ebreo fa il suo dovere istituzionale, che è quello di farsi ammazzare, arriva per un po' la compassione. Altrimenti rimane colpevole».
«Israele, caleidoscopio di culture, ancora sconosciuto»
Sull'importanza di conoscere Israele e la storia del popolo ebraico, come metodo per disinnescare i rigurgiti antisemiti, ragiona l'ebraista e scrittore, Matteo Corradini. «Israele è molto più complessa di quanto si creda - spiega -. È un caleidoscopio in cui convivono persone di orientamenti politici diversi, di spiritualità e stili di vita diversi. L’antisemitismo non percepisce la complessità di Israele e la varietà dell’ebraismo internazionale. Per l’antisemita ci sono soltanto gli ebrei. Anzi, l’ebreo. Sempre uguale nei secoli, e sempre nefasto. Cristallizzare l’altro significa però cristallizzare sé stessi, e questa polarizzazione porta all’ascesa di Hamas, alla giustificazione dei coloni in Cisgiordania».
Il ruolo decisivo della scuola
Da molti anni, Corradini lavora con le scuole, proprio per far crescere la conoscenza della cultura ebraica a partire dai più piccoli, nei quali è riposta la speranza in un futuro pacificato. «Mi sono accorto che i racconti e le testimonianze sulla Shaoh, nelle scuole, ottengono un duplice effetto - aggiunge Corradini -. Da un lato, invitano a conoscere chi sono davvero gli ebrei e questo porta a un calo degli stereotipi e dei pregiudizi. Dall’altro, la conoscenza del meccanismo razzista e antisemita sviluppato dai nazisti e dai fascisti aiuta i ragazzi a considerare come, purtroppo, quello stesso meccanismo si riproponga anche oggi quasi identico e non solo contro gli ebrei».