sabato 16 dicembre 2023
Convergenza tra la ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità e l’ex deputata del Pd nella critica alle teorie sul gender: «Cancellano le donne»
La ministra Eugenia Roccella sul palco di Atreju

La ministra Eugenia Roccella sul palco di Atreju - Ansa

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Affondo della ministra alla convention di Fdi. E La Russa critica il ddl-Casellati. Schlein: da noi un progetto per il futuro dell’Ue Roma In attesa del “galà internazionale” di oggi, con Rishi Sunak, Elon Musk ed Edi Rama, il day 2 di Atreju è utile a rivendicare i risultati ottenuti dal governo, con tutti i ministri di peso a dare ragione del lavoro svolto finora. Ma l’evento innesca anche il duello a distanza con la contromanifestazione del Pd, dove arrivano gli echi dello scivolone del direttore dell’approfondimento Rai, Paolo Corsini, e partono gli attacchi della segretaria Elly Schlein. Mentre la nota di colore è offerta dalla presenza dell’ex compagno di Giorgia Meloni Andrea Giambruno, che torna a farsi vedere per qualche ora prima di sparire tra selfie e senza lasciare dichiarazioni. Tra i big dell’esecutivo lascia il segno la titolare della Famiglia, Eugenia Roccella, che dialoga con Anna Paola Concia su violenza di genere, educazione affettiva e natalità.

Convergenza tra le due sulle teorie gender, che per la ministra «sono nuove forme di patriarcato», mentre per l’ex deputata del Pd, «cancellano le donne». «Le donne sono oppresse a partire dal loro corpo: anche gli stupri riguardano il corpo, la differenza sessuale - ha detto la ministra -. Cercare di mascherare questo elemento vuol dire indebolire la lotta delle donne. C'è l'idea della cancellazione del femminile. Le teorie del gender non producono però lo stesso effetto sul maschile. La parola donna non si può dire, si dice persona con l'utero ma non si dice una cosa analoga per definire un maschio, che resta uomo. E' un patriarcato aggiornato».

«Sono stata definita fascista perché io mi batterò sempre contro tutto questo: le teorie gender che cancellano le donne sono teorie che io non condivido - le parole di Concia, coordinatrice del comitato organizzatore di Didacta Italia -. L'ho dichiarato già a luglio. Per quanto riguarda la denatalità penso che al di là del patriarcato e delle teorie gender che possono essere parole teoriche c'è la vita vera delle persone, una vita vera delle donne. E siccome io condivido con la ministra Roccella l'idea che l'obiettivo è la libertà femminile, allora la denatalità si contrasta attraverso le infrastrutture sociali, gli asili nido, il welfare per le famiglie».

Roccella è poi tornata sul riconoscimento dei figli all’interno di coppie dello stesso sesso, ricordando che il «parere Ue sulla genitorialità non è decisivo» e rivendicando la bontà della proposta di legge contro l’utero in affitto. Le novità arrivano dal panel sulle riforme istituzionali, con l’apertura a una modifica del ddl Casellati da parte di Ignazio La Russa, critico sul fatto di «aver lasciato indefinito il limite minimo per ottenere il premio di maggioranza». Prevederlo, è il ragionamento del presidente del Senato, eliminerebbe «la cosa più strana» del progetto. Ampio spazio anche al capitolo Giustizia, con Carlo Nordio, Giulia Bongiorno e un Matteo Renzi in grande spolvero, oltre che piuttosto solidale con il guardasigilli («mettetelo in condizione di fare la riforma», dice alla maggioranza).

Sentitissimo il tema del garantismo che come ricorda il fondatore di Iv, «a differenza del giustizialismo, è in Costituzione». Sul palco salgono anche Giorgetti e la stessa Casellati, Pichetto Fratin e Sangiuliano, Mantovano e Calderone, oltre agli esponenti dell’opposizione che non si sono tirati indietro (Michele Emiliano per esempio). Come detto però il Pd non sta a guardare e la segretaria fa quello che può per disturbare l’evento. A margine della sua iniziativa per l’Europa Schlein, picchia duro sul caso Corsini: «Noi siamo qua per costruire un progetto per il futuro dell'Ue. Su altri palchi mi sembra che si alternino figure per accreditarsi con chi comanda». È solo l’inizio di un assalto serrato che mette nel mirino la manovra («iniqua»), l’atteggiamento del governo sul Mes e il pasticcio sul salario minimo. Il governo, è la sintesi, «non arriverà a fine legislatura», perché è «fragile» e «non dà risposte ai cittadini».

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