Dietro la strage di Capaci, costata la vita al giudice Giovanni Falcone, alla moglie e a tre agenti di scorta, ma anche dietro la strage di via D'Amelio, in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti di scorta, ci sarebbe stata l'ombra dei servizi segreti. A rivelarlo è il boss mafioso
Totò Riina che lo scorso 21 maggio, parlando in carcere con una guardia penitenziaria, avrebbe fatto queste confidenze: "Brusca non aveva fatto tutto da solo e che lì c'era la mano dei servizi segreti. La stessa cosa vale anche per l'agenda del giudice Paolo Borsellino. Perché non vanno da quello che aveva in mano la borsa e non si fanno dire a chi ha consegnato l'agenda? In via D'Amelio c'entrano i servizi che si trovano a Castello Utveggio e che dopo cinque minuti dall'attentato sono scomparsi, ma subito si sono andati a prendere la borsa".Nella relazione della guardia carceraria e depositata oggi al processo per la trattativa tra Stato e mafia, si legge ancora che Riina avrebbe detto: "Erano venuti dei magistrati da Caltanissetta e mi avevano fatto vedere delle foto chiedendomi se li conoscevo" ma il boss asseriva "chi sono?".