lunedì 3 ottobre 2011
Il progetto di un attentato nei confronti dell'ex ministro della Giustizia Angelino Alfano, attuale segretario del Pdl, sarebbe stato rivelato dal collaboratore di giustizia Luigi Rizza, che ne ha attribuito l'input al figlio di Totò Riina, Giuseppe Salvatore, ieri scarcerato.
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Il progetto di un attentato nei confronti dell'ex ministro della Giustizia Angelino Alfano, attuale segretario del Pdl, sarebbe stato rivelato - secondo quanto si e' appreso - dal collaboratore di giustizia Luigi Rizza, che ne ha attribuito l'input al figlio di Totò Riina, Giuseppe Salvatore, ieri scarcerato.

Sulla circostanza - secondo quanto si é appreso - stanno indagando gli inquirenti di Catania ai quali Rizza avrebbe riferito dell'esistenza di un messaggio, per uccidere Alfano a causa dell'inasprimento del 41 bis, che gli sarebbe stato consegnato in carcere, a Padova, nel 2009, dal figlio di Riina, Giuseppe Salvatore, e da Umberto Bellocco. Le dichiarazioni di Rizza risalirebbero all'aprile scorso.

«Nel 2009, mentre ero detenuto al carcere di Padova, Umberto Bellocco e Giuseppe Riina, figlio di Toto' - riferisce Rizza agli inquirenti di Catania - mi davano dei messaggi da portare ad altri detenuti del carcere, tra cui Salvatore Alia e Paolo Lombardo (detto Nino)». E' durante una ''occasione'' che il collaboratore di giustizia riferisce di avere «saputo che era in programmazione un attentato nei confronti del ministro Alfano (per via dell'inasprimento del regime di cui all'articolo 41 bis)».

Rizza afferma di non sapere se «il proposito ( di uccidere Alfano, ndr) sia ancora attuale». «In particolare - riferisce agli inquirenti di Catania - Nino Lombardo e Salvatore Alia mi chiesero di chiedere conferma della cosa a Umberto Bellocco, cosa che io feci». A questo punto ''Bellocco mi confermo' la cosa e mi disse "sì, procedete" io - prosegue Rizza - riferii ad Alia e Lombardo; nei giorni successivi Alia mi chiese se ero disposto a partecipare all'attentato» visto che «a breve avrei dovuto godere di permessi». Poi però - conclude il collaboratore di giustizia - «non se ne fece nulla perché io fui trasferito a Tolmezzo e non so se il proposito sia ancora attuale».

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