«La fine di questa legislatura coinciderà con la fine del mio mandato al Quirinale. Facciamo che non sia una legislatura sprecata per le riforme». Il presidente della Repubblica, all’indomani dell’apertura del presidente del Consiglio alle opposizioni, rilancia con maggiore fiducia, e con un accorato riferimento personale, il suo monito di sempre: «Discutiamo quali sono effettivamente necessarie e realizziamole», auspica. Il Presidente della Repubblica parla al Consiglio comunale di Verona, in casa del sindaco Flavio Tosi e nella Regione del neo-governatore Luca Zaia. Praticamente nella tana della Lega con la quale è palpabile la sintonia operativa, non fosse altro perché le riforme «condivise», che auspica il Colle sono anche l’obiettivo irrinunciabile di Umberto Bossi. Il quale ai suoi fedelissimi ha spiegato chiaro e tondo che di un nuovo referendum confermativo (che scatterebbe in caso di riforme costituzionali senza il quorum dei due terzi) non vuole sentir parlare, per non ripetere l’errore del 2006, che il senatur imputa alla sua assenza dalle scene per la malattia. E il più solerte attuatore del verbo bossiano è non a caso Roberto Calderoli. Il quale «funziona a comando», come rivendica Bossi nel suo solito linguaggio colorito ed esplicito. «La proposta di Calderoli è anche la mia. Berlusconi l’aveva già vista a Milano e ci ha garantito che si dovrà decidere insieme», dice ancora Bossi. E se ci fossero stati dubbi sul gradimento da parte del Quirinale della visita che il ministro ha fatto mercoledì (che qualche malumore ha provocato nel Pdl, forse premier compreso), ci ha pensato lo stesso Calderoli a sgombrare il campo rivelando che la sua salita al Colle per mettere al corrente Napolitano dell’evoluzione del progetto riformatorio è stata richiesta proprio dal presidente della Repubblica. Che evidentemente intendeva in questo modo rilanciare sulla necessità di allargare il cantiere all’opposizione, che a un certo punto sembrava fuori gioco. Ma alla fine - una mano l’ha data certamente la promulgazione del legittimo impedimento - la linea del dialogo dell’asse Lega-Quirinale ha prevalso anche nel dibattito interno all’ufficio di presidenza del Pdl, e Berlusconi se ne è fatto carico. Ma, tornando alla sua visita a Verona, Napolitano ha auspicato che si facciano «passi in avanti nella direzione delle riforme con la condivisione necessaria e senza disperdere le occasioni». E nella città scaligera il feeling Lega-Quirinale diventa idillio. Giudizi sobri, ponderati, sebbene espressi nell’ambito del Vinitaly. Tosi - che tre anni fa aveva tolto l’immagine del presidente, per sostituirla con quella di Pertini e del Pontefice - e ora ci ha ripensato invitando il presidente a far visita nella sua città, confessa con grande candore di aver rivisto le sue posizioni: «Ho avuto modo di apprezzarlo e di ammirarlo perché ha dimostrato di essere sopra le parti. È una fortuna per tutto il Paese avere un presidente così».E Napolitano ha avuto anche un colloquio in prefettura, di una ventina di minuti, con Zaia, all’indomani del suo insediamento. E il neogovernatore non è da meno, per attestazioni verso il Capo dello Stato: «Avere il Presidente della Repubblica dalla nostra parte è vedere il sole», dice. «Abbiamo fatto presente la nostra volontà di applicare fin da subito il federalismo fiscale spinto, come anche la nostra preoccupazione che si diano interpretazioni inesatte per cui vi sarebbe un antagonismo fra le autonomie e l’unità». E il presidente non ha mancato di esprimere la sua simpatia per i veneti.