E ora avanti con tutte le riforme della giustizia proposte dal Pdl, compresa una riforma della Corte costituzionale. Lo ha annunciato
Silvio Berlusconi intervenendo telefonicamente a un incontro del Pdl a Cosenza: «Noi ripresenteremo tutte le riforme della giustizia, le approveremo con una seduta straordinaria del Consiglio dei ministri nei prossimi giorni. Il Parlamento le discuterà, le voteremo con la nostra maggioranza. Se necessario ci sarà un referendum e credo che tutti gli italiani vorranno una giustizia giusta». La riforma della giustizia che il governo Berlusconi intende promuovere «conterrà tutto ciò di cui pensiamo ci sia bisogno: dalla divisione degli ordini, ai due Csm al metodo di elezione dei membri del Csm». E poi, appunto, anche la riforma della «composizione della Corte costituzionale». Attualmente il
plenum della Suprema corte è composto da cinque giudici nominati dal Parlamento in seduta comune, cinque dalle Supreme magistrature e cinque dal presidente della Repubblica. In più occasioni Berlusconi ha evidenziato come la Corte abbia un orientamento a lui sfavorevole perché composta in gran parte da giudici nominati da capi di Stato provenienti dal centrosinistra. Tra le ipotesi allo studio, ha anticipato il premier, ci sarebbe quella di imporre alla Corte costituzionale una maggioranza dei due terzi per «abrogare le leggi». E questo «in modo da evitare che si ripetano le situazioni oggi, quando il Parlamento discute una legge, la approva e se non piace ai magistrati di sinistra, la impugnano davanti alla Consulta che è costituita in prevalenza da giudici che provengono dalla sinistra e dunque le abroga anche se sono leggi giuste e giustissime».
L'ATTACCO AI FINIANIIl Cavaliere è anche tornato ad attaccare Fini e i finiani: «Dal punto di vista dei numeri la nostra è una maggioranza solida e coesa che, con la dipartita di Fini e dei suoi non ha più chi si opponeva prima a tutte le riforme che andavano nella direzione del liberalismo e che andavano nella direzione della giustizia». «Non si poteva - ha aggiunto - fare nessuna riforma che non fosse bene accetta dall'Associazione nazionale magistrati. Ora non abbiamo più questo no preventivo e siamo determinati a fare questa riforma indispensabile».