martedì 21 dicembre 2010
Gli universitari: domani vi spiazzeremo con nuove forme di protesta, noi pacificamente, ma non possiamo escludere violenze di altri, ognuno manifesta a modo suo lo stesso disagio. Intanto 60 persone sono state identificate e denunciate dalla Digos per manifestazione non preavvisata per i disordini avvenuti a Roma il 14 dicembre scorso. Altre otto persone sono state identificate in quanto responsabili del lancio di oggetti contro i contingenti e i veicoli delle forze dell'ordine impiegate nei servizi di ordine pubblico.
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Sessanta persone  sono state identificate e denunciate dalla Digos per manifestazione nonpreavvisata per i disordini avvenuti a Roma il 14 dicembre scorso. Altre otto persone sono state identificate in quanto responsabili del lancio di oggetti contro i contingenti e i veicoli delleForze dell'Ordine impiegate nei servizi di ordine pubblico. Sono i dati di un primo bilancio delle indagini della Digos della Questura di Roma, che sta procedendo senza sosta all'esamedi tutti i filmati che ritraggono gli incidenti.Né apologia di reato né condanna delle violenze. Gli universitari mercoledì 22 torneranno a manifestare pacificamente. Ma non escludono la possibilità che qualcuno scenda in piazza con l’obiettivo di fare danni. E non hanno intenzione di deplorare chi tornasse a farlo. Alla vigilia della manifestazione di protesta per l’approvazione della riforma universitaria, gli studenti non demordono. Non ci stanno a farsi ingabbiare in categorie vecchie. Ma nemmeno censurano la violenza innescata martedì 14 da frange minoritarie.Nelle facoltà le assemblee si susseguono. E il clima non è dei più rilassati. Università la Sapienza, facoltà di Lettere, Aula 6. La ragazza coi capelli neri dritti in testa è cortese ma irremovibile: «Sei un giornalista? Non puoi stare qui. Non è un’assemblea pubblica, dopo possiamo parlare, ma non ora». Stesso copione a Scienze politiche, da sempre cuore pulsante della riflessione e della protesta studentesca. «No, non ci sono segreti – dice lo studente – poi possiamo parlare, ma ci sono ragazzi molto giovani che se sanno che c’è un giornalista si intimidiscono e non intervengono». A parlare è Luca Cafagna, assorto all’onore delle cronache per essere stato insultato ad Anno Zero dal ministro Ignazio La Russa. «Cosa faremo mercoledì? Lo stiamo decidendo. Di sicuro vi spiazzeremo, inventeremo forme di protesta che non vi immaginate. Non ci faremo portare sul terreno dello scontro, come vuole il governo. Ogni tanto apre il libro dei ricordi e cita il ’77 o i black block del 2001. Strano che nessuno ci ha ancora paragonato alle Bierre... Ti sembriamo terroristi?». La violenza distoglie l’attenzione dalla vera natura della protesta, «della valenza sociale, prima che politica, di queste proteste che sono frutto di due anni di mobilitazione. Il governo non ci ascolta minimamente. O replica solo con gli insulti. La cosa più giusta è arrivata da uno che non è certo dei nostri: il capo della Polizia Manganelli ha detto che alla fine sono rimasti a fare da controparte, a fare supplenza alla politica». Inutile però chiedere una parola netta contro ha spaccato vetrine e tirato sanpietrini: «In una manifestazione così grande – dice Cafagna – ognuno ha vissuto la protesta con la sua soggettività. Io credo che alla fine un furgone della Finanza dato alle fiamme sia un dato fisiologico».Vale la pena allora di fare un salto ad Archittetura, a cercare conferme o smentite. È qui a Valle Giulia che nel 1968 ci fu la storica battaglia. Al pian terreno nell’Aula Mostre autogestita gli universitari sono indaffarati con teli bianchi e vernice rossa per preparare gli striscioni. «Come vedi non facciamo bombe molotov», dice sarcastico Matteo, barba rossa e felpa verde. «Delle violenze ne abbiamo parlato. Ma non ci sentiamo di condannare nessuno. Io manifesto pacificamente, ma se accanto a me uno dei centri sociali spacca una vetrina, è il suo modo di manifestare. Il disagio è lo stesso, i motivi della protesta gli stessi». Ma Pasolini diceva che i veri proletari sono i poliziotti... Federico sbuffa: «Vallo a dire a chi è stato tirato dentro a un cellulare e mentre diceva "io non ho tirato nulla" i celerini gli puntavano una pistola o un coltello contro». «E le camionette a 80 all’ora contro la folla?» aggiunge Maria? Sì, ma gli scontri? «Bruciare il motorino di uno che non c’entra niente è da cretini. Ma le vetrine delle banche e i furgoni della Finanza hanno un senso. Anche se non è il mio, anche quello un modo di manifestare».
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