«In questo momento la scuola paritaria offre più di quel che prende dallo Stato». L’affermazione arriva da fonte che più autorevole non si può, il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, che – venerdì – in un’intervista a Radio Vaticana, spiegava anche che «la scuola si trova davanti a un momento molto importante di riforma e ripensamento». Qualche miglioria può aspettare – «non intendo dire che presenterò un progetto di riforma», ha chiarito il ministro – ma qualche altra va fatta celermente. Si intitola “Misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca” il testo che domani approderà in Consiglio dei Ministri per la discussione. Di urgente, per le “misure urgenti”, c’è una serie di modifiche. Correzione di forma, la prima, che è anche di sostanza: molti dei provvedimenti – a partire agli articoli che riguardano il potenziamento dei laboratori, il costo dei libri di testo, i mutui per l’edilizia scolastica... – si rivolgono alle scuole “statali” e non all’intero “Sistema Nazionale di istruzione e formazione” definito e regolamentato per legge dallo Stato. Urge, questo sì, modificare il lessico per togliere ogni dubbio a chi volesse immaginare che da benefici e migliorie sono escluse le scuole paritarie. Dalle parole, ai numeri: l’articolo 12, “Istituzioni scolastiche paritarie“, introduce alcuni cambiamenti che metteranno in gravi difficoltà le scuole paritarie, gli istituti superiori soprattutto. Viene introdotto il requisito minimo di otto studenti per classe, salvo – è specificato – «esigenze motivate sulla base di particolari situazioni geografiche e ambientali accertate dall’ufficio scolastico regionale». L’articolo prosegue occupandosi delle classi articolate, quelle che prevedono la compresenza di due o più indirizzi di studio, che – recita il testo – «
possono essere costituite con gli stessi criteri e alle medesime condizioni stabilite per le scuole statali». Chi dipende dallo Stato sa che per poter dare vita a una classe articolata sono necessari almeno altri 12 alunni oltre ai 26 della prima classe. Poche scuole paritarie superiori, specie quelle che operano nei piccoli centri, possono contare su numeri imponenti e, quindi, sono molto diffuse realtà dove i 26 alunni della classe seguono due diversi percorsi di studio – per esempio scientifico e linguistico – condividendo le materie che li accomunano e separandosi per quelle specifiche del loro indirizzo. Se la norma entrasse in vigore, molte medie superiori paritarie sarebbero costrette a chiudere i battenti, ma per ristabilire il principio di equità, basterebbe cancellare il paragrafo che più sopra è stato trascritto in corsivo.Non tutto è passibile di venir modificato cancellando o cambiando una parola. Lascia di stucco scoprire che il “potenziamento dell’offerta formativa” – l’articolo 5 – si concretizza in «
un’ora di insegnamento di “geografia generale ed economica” laddove già non prevista». Con buona pace della sospirata realizzazione dei poli tecnico-professionali come reti di supporto all’orientamento e all’inserimento nel mondo del lavoro.