Caro direttore,
finalmente lo ha detto anche Beppe Grillo il 22 gennaio: «La nostra collocazione è nel centrosinistra, il Movimento deve essere una sorta di nuovo partito dei "Verdi" e portare avanti i temi dell’ambiente e delle nuove tecnologie». Ma saprà il M5S risalire la china verde? Spiace che un partito che per molti fu di speranza come il Movimento 5 Stelle si sia snaturato prendendo una piega che nuoce al Paese, e a se stesso. L’Italia è come un terreno inaridito che ha gran sete di buona politica. Da molti anni ci sono le premesse per proporre al Paese una transizione verso una società più sostenibile e più equa, con un’economia più giusta, efficace ed ecologica, con stili di vita più sobri che diano più valore alle persone che alle cose, e con un sistema politico di persone più corrette, nel quale "l’onestà tornerà di moda".
Una proposta del genere non potrebbe raccogliere ben più della metà dei voti? Perché allora la grande maggioranza degli italiani non ha mai votato per il Movimento e ora sempre meno lo votano? Di fronte all’aggravarsi della crisi ecologica, la transizione ecologica e solidale sarà sempre più la questione politica numero uno, sulla quale tutti i governi dovranno misurarsi. Su questo terreno il Movimento, che fu definito dall’ex Ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio "il più grande movimento verde del mondo", aveva dieci anni fa un vantaggio enorme. Ma lo ha perso, incarognendosi contro i vitalizi, le auto blu e i naufraghi africani. Come se
le odiate Ong che salvano i naufraghi fossero una minaccia più grave di quella del cambiamento climatico.
Basandosi sull’impegno ecologico mio e di Beppe Grillo, il Movimento era l’unico partito ad avere in mano il jolly verde. Ma lo ha
scartato. Invece di puntare su un messaggio positivo e moderno, si è snaturato e si è dedicato principalmente a ringhiare contro i nemici. Ora raccoglie gli aridi frutti di ciò che ha seminato. Allora il Movimento è condannato? No. Ma per salvarsi deve cambiare discorso, programmi e personale.
Il discorso portante dovrà diventare quello della modernizzazione ecologica e della mano tesa a tutti gli uomini e le donne di
buona volontà, così come fanno con crescente successo i partiti Verdi d’Europa. In Germania i Verdi sono il secondo partito e hanno qualche chance di diventare il primo e di esprimere un cancelliere Verde. Essi sono anche il primo partito nel governo del Baden-Wurttemberg, il Land più ricco e più tecnologico, la "Lombardia tedesca", di cui esprimono il Primo ministro Winfried
Kretschmann. Nella nostra Lombardia, invece, il Movimento non arriva al 20% dei voti validi. In Emilia-Romagna ieri è stato quasi annichilito (3% e 5%). Il Movimento, per esempio, potrebbe ispirarsi alla visione dell’Asvis, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, un’eccellenza italiana unica al mondo e che gode di grande consenso. I programmi politici del Movimento dovranno
includere ogni suo obiettivo all’interno del quadro programmatico della Agenda 2030 delle Nazioni Unite e dei relativi 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs).
Anche il personale richiederà rinnovamento. Coloro non hanno saputo proporre programmi a beneficio del Paese e del Movimento dovranno cedere il posto a donne e uomini orientati alla transizione ecologica invece che al populismo.
Infine dovrà esserci un vero congresso, piuttosto che imprecisati "Stati generali". In ogni organizzazione politica che necessita riforme fondamentali questo è lo strumento più utile. Si potrà anche svolgere localmente una raccolta di proposte e critiche riguardanti il Movimento da riassumere poi a livello nazionale. La Francia ha fatto una grande esperienza del genere con il Gran Debat del 2019 che ha raccolto le proposte e le lamentele di milioni di cittadini, elaborate poi con strumenti digitali.
Anche l’Islanda praticò un processo analogo dopo la sua bancarotta del 2008.
Tutto ciò è impossibile, si dirà. A volte però l’unica via di salvezza è tentare l’impossibile. Quando tutto sembra perduto, non si ha più nulla da perdere. Il mondo va verso una crisi ecologica e sociale come forse l’umanità non ha mai conosciuto. Se nei prossimi anni non sapremo far fronte al cambiamento climatico, all’erosione della biodiversità, alle migrazioni, e alle crescenti diseguaglianze, possiamo scordarci il benessere e la pace di cui godiamo. Se non sappiamo gestire la "piccola" crisi del Movimento 5 Stelle come sapremo far fronte alle grandi sfide che ci attendono?
Autore del libro "Snaturati - Dalla social-ecologia al populismo - Autobiografia non autorizzata del Movimento 5 Stelle")