Vista da un battello, la devastazione non fa sconti. La costa della Lunigiana mostra ferite assai difficili da vedere cicatrizzate. Lo sguardo di monsignor Moraglia le riflette. Prova dolore il vescovo della Spezia-Sarzana-Brugnato che, come fa ogni giorno da quel terribile martedì, visita i luoghi colpiti, incontra la gente, stringe a sé chi ha perso tutto, incoraggia i suoi stessi preti. Ma stavolta senza omelie. «La parola più efficace in questi momenti è lo stare in mezzo alla gente. L’ho detto ai sacerdoti, ai parroci, ai seminaristi. Stiamo con loro».
Del resto, l’attività pastorale prosegue anche in questi giorni. Qual è la situazione?Le parrocchie lavorano ma in alcuni casi si sono trasformate in centri di aiuto e di appoggio logistico. Ho appena visitato Vernazza dove la via principale, via Roma, non esiste più: centinaia di metri di strada coperti da 6-7 metri di detriti. La cripta della bella chiesa di Santa Margherita di Antiochia è trasformata in infermeria-farmacia; mentre in una parte del tempio in cui si continua a celebrare l’Eucaristia, è stato alle- stito un deposito di smistamento per le squadre di soccorso. In precedenza ho visitato Monterosso, dove la chiesa è inagibile. Altre chiese diocesane sono danneggiate ma i parroci lavorano, instancabilmente.
Quali sono le altre situazioni di emergenza?Con i mezzi del Corpo Forestale dello Stato, ho visitato anche Borghetto Vara e Brugnato. A Borghetto, dove ci sono stati tre morti e dove ci sono dei dispersi, ho inviato al giovane parroco, in aiuto, un altro sacerdote e alcuni seminaristi. Il paese sembra terremotato. Ma anche a Brugnato ci sono ingenti danni.
Quali decisioni ha assunto nelle ultime ore?Ho mobilitato i parroci, ho autorizzato l’utilizzo di nostre strutture per i soccorsi, ho chiesto al seminario di sospendere la partecipazione alle lezioni in facoltà e ho dislocato i seminaristi nei luoghi del disastro perché aiutino i parroci nel soccorso alla gente. Ho promosso una raccolta straordinaria delle offerte in tutta la diocesi nelle prossime due domeniche.
Le Chiese vicine le hanno già offerto aiuti?Sì. E qualche ora fa ho ricevuto anche una telefonata di vicinanza e solidarietà da parte del cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei: mi ha trasferito l’abbraccio delle Chiese liguri, che saranno impegnate in una speciale mobi-litazione, e di tutte le diocesi italiane.
Cosa le resta dei sopralluoghi che sta effettuando?Sono commosso dall’accoglienza di questa gente che, pur necessitando di ogni cosa, mi ferma, mi chiede una parola, mi invita a entrare nelle case e nei negozi per avere una benedizione, per riunirci in un momento di preghiera. Sto assistendo a una grande prova di coesione. E a un’autentica testimonianza di speranza!
Cosa le dice la gente?Di tutto quello che ho sentito, una frase mi ha colpito: eccellenza, forse eravamo abituati ad avere cose inutili, ora comprendiamo l’essenzialità della vita. Non sono parole di un vescovo o di un sacerdote. Sono parole della gente. Che, in qualche modo, fanno riflettere, in questo vortice di preoccupazioni.
Già, le preoccupazioni. Che futuro si annuncia da queste parti?Temo per alcune zone del territorio, la cui economia non necessariamente è legata al turismo. Lancio un appello alle autorità amministrative e politiche di ogni livello, affinché abbiano a cuore il domani di questa gente. Prego e spero che dopo l’emergenza non si cada nell’oblio. Non sarebbe giusto per queste persone, non lo meritano per quanto stanno facendo.
Il territorio delle Cinque Terre e della Lunigiana si rialzerà?Sì, ci rialzeremo. La gente è provata ma è forte. E più è in difficoltà più si presta ad aiutare il vicino ancora più bisognoso. Significa che qui c’è ancora un tessuto profondo di umanità solidale. Che prevarrà. Il vescovo Moraglia