Interventi a breve a favore della conciliazione lavoro-famiglia, un nuovo Isee per non penalizzare chi ha più figli. E detrazioni fiscali che tengano conto del numero dei figli a carico a integrazione della legge di stabilità. È quanto intende fare il ministro Andrea Riccardi, che a Riva del Garda ha aperto il Festival delle famiglie 2012. La rimodulazione fiscale dovrebbe avvenire «con un meccanismo che innalzi via via il tetto delle detrazioni: sarebbe un segnale importante», Riccardi confida nella disponibilità del presidente del Consiglio, Mario Monti, che domani verrà a chiudere il festival e in quella delle forze politiche, anche se le fibrillazioni da campagna elettorale non aiutano.Sul Garda il ministro gioca in casa. Ha lodato la Provincia autonoma di Trento per il suo «autonomismo virtuoso» e il modello trentino «ispiratore di una cultura politica nazionale» con la legge provinciale del 2011 che ha creato sul territorio i distretti famiglia dando ampio spazio alla sussidiarietà. Quanto a uno dei temi chiave di Riva, la conciliazione famiglia-lavoro, l’ha definita «importantissima, in sua assenza c’è meno lavoro femminile, minor natalità e impoverimento dei minori. Per cui è fondamentali che le donne lavorino. L’Italia è in grande ritardo rispetto ai paesi europei. Abbiamo fatto proposte di conciliazione, anche a costo zero, e stiamo aspettando il concerto degli altri ministeri, in particolare quello del Lavoro per ampliare i congedi parentali».Si chiude un anno orribile per le famiglie secondo Riccardi. «Il 2012 è l’anno più difficile per la famiglia italiana da molti anni a questa parte, si sente il morso della ristrettezza sui bilanci familiari». Con l’Enel il governo sta lavorando per nuove politiche energetiche. «E abbiamo lavorato sul problema dei costi dei prodotti per l’infanzia», ricorda il ministro, per il quale l’impoverimento delle famiglie parte da lontano, non dalla legge di stabilità. «Nella prima Repubblica non si è fatto nulla, nella Seconda si è parlato, ora che si vorrebbe agire mancano le risorse. Ma la scarsità di risorse non sia un alibi per non fare e non pensare, non programmare, magari in attesa di tempi migliori». E ha ricordato che «lo Stato e gli enti locali scaricano sulla famiglia le inadeguatezze del welfare, costringendola a farsi carico degli anziani, dei disabili, delle persone in difficoltà e a essere rifugio per i giovani senza lavoro o per quelli che hanno paura del futuro. Sappiamo che le famiglie ce la fanno sempre meno a colmare questo deficit». A giugno il governo ha approvato il Piano nazionale per la famiglia. «Per me è una carta impegnativa, ma anche un grande sogno». E oggi alla politica mancano i sogni.