Incontrarsi. Per condividere ciò che di buono già si fa. Per fare in modo che riflessioni e buone pratiche abbiano maggiore visibilità e quindi possano incidere di più, nella Chiesa e nella società italiana.
È con questo intento che Retinopera per il 2016 lancia quattro itinerari - ecologia integrale, migrazioni, responsabilità sociale d’impresa e il contributo dei cattolici per «l’Italia che ci sta a cuore» all’interno di una stessa cornice, «per una cultura dell’incontro».
Lo racconta Franco Miano, dalla scorsa primavera coordinatore di Retinopera. Con quale spirito ha assunto la guida di Retinopera? Retinopera nasce per far incontrare associazioni, movimenti ed enti ecclesiali o vicini al mondo ecclesiale, e oggi sono 19, impegnati sul versante sociale e che si riconoscono nella Dottrina sociale (Dsc). Vogliano favorire i rapporti e valorizzare la partecipazione dei cattolici alla vita sociale del Paese. Non si sovrappone né si sostituisce a niente e nessuno, ma vuol essere un fattore di moltiplicazione e unità.
Perché la «cultura dell’incontro» come tema di fondo? Vogliamo recuperare gli elementi fondamentali della Dsc a partire dalle provocazioni di Francesco. «Cultura dell’incontro» è una delle espressioni chiave della Evangelii Gaudium. Avvertiamo in modo forte il bisogno di dare un contributo per combattere quella cultura dello scarto che sta plasmando anche la società italiana. La cultura dell’incontro è il suo esatto contrario. Vorremmo far emergere la passione comune per la vita delle persone più deboli e la vita della comunità, valorizzando i percorsi che ciascuno già sta compiendo e facendo e- mergere un sentire comune, l’unità di fondo che tiene insieme le nostre tradizioni, storie e sensibilità diverse. Tutti abbiamo profondamente a cuore la vita della Chiesa e del mondo.
Anche il primo dei quattro itinerari, “Per una nuova ecologia integrale”, si rifà esplicitamente a un testo di Francesco, la Laudato si’, oltre che a un problema terribilmente serio. Lo sguardo nuovo sull’ambiente è anche uno sguardo nuovo sull’uomo. Oltre ad approfondire il tema, vogliamo mettere in evidenza le “buone pratiche” che già affiorano, e vanno rilanciate e rinforzate, nel campo della gestione sostenibile dei territori, delle imprese sociali che lavorano per un’economia circolare e della cultura dell’impegno “locale” per l’ambiente, con uno sguardo particolare alle dinamiche virtuose cittadini-beni comuni. Cultura dell’incontro è saper abitare la nostra casa comune.
Il secondo ambito, “I migranti e gli scenari internazionali”, rischia di essere messo in ombra dai recenti episodi di terrorismo. Il terrorismo sollecita risposte consapevoli contro il conflitto, contro tutti i conflitti e le ingiustizie che lo alimentano. E non è scollegato dall’esodo che investe l’Europa e nella sua vastità esige di essere adeguatamente compreso. Comprensione quindi, e informazione diversa e alternativa sull’accoglienza e sull’integrazione, sui germi di una nuova convivenza sociale che si fanno strada. Penso sia a campagne d’informazione a livello nazionale, sia al sostegno delle realtà che vivono situazioni di tensione, e di ogni esperienza di impegno e di incontro. Cultura dell’incontro è cultura dell’accoglienza.
Il terzo ambito,“La responsabilità sociale d’impresa”, in questo momento è un progetto già ben strutturato. Sì, grazie al coordinamento di Leonardo Becchetti. Abbiamo un obiettivo ambizioso: il cambiamento del modello economico, cominciando ad elaborare una scala di valori a cui dovrebbero rifarsi sia i cittadini consumatori sia le imprese. Le 19 componenti di Retinopera costruiranno una graduatoria di soggetti economico-imprenditoriali che si ispirano ai principi della responsabilità sociale. Attraverso varie tappe, avremo una short list di 19 imprese e infine tre vincitori, presentati in una manifestazione pubblica il 20 maggio. Ma ci sarà tempo per tornare nel dettaglio su questo progetto.
Il quarto ambito ha, come sintesi, la frase: “L’Italia ci sta a cuore”. Un appello contro l’indifferenza e il disinteresse? Partiamo da una consapevolezza: lo sviluppo autentico è profondamente spirituale. E ci domandiamo: in che modo oggi i cattolici possono costituire una risorsa per un recupero in senso etico della democrazia e delle istituzioni? Sarebbe veramente bello se riuscissimo, insieme, a elaborare un’Agenda per il Paese, mettendo in comune ciò che già pensiamo e facciamo, a partire magari dal recupero del ruolo dei corpi intermedi e dalla lotta alla corruzione. In sintesi, cultura dell’incontro significa cultura del bene comune.
Da domani dunque Retinopera, con i suoi 19 protagonisti, si mette al lavoro. Stiamo curando in modo particolare l’aspetto metodologico, a partire dallo scambio di ciò che già esiste, per attivare o sostenere campagne di buone pratiche relative a ogni tema, per allacciare relazioni con istituzioni laiche ed ecclesiastiche, enti, rappresentanti politici. Il mondo cattolico che si ispira alla Dsc fa già tantissimo e ha già ottime idee, si tratta di farle emergere.
Il primo appuntamento? Il prossimo 27 gennaio sul primo ambito, la nuova ecologia integrale.