"Se giochiamo le carte
a disposizione, possiamo avere un ruolo da protagonista mondiale
e segnare anche qualche goal": l'Italia non è più il "malato,
una parte del problema della crisi, ma una parte della soluzione
e ora toccherà a noi dimostrarlo". Matteo Renzi, alla fine del
G7, sfodera tutto il suo orgoglio italico spiegando che questa è
"la vera novità".
Parole che usa per raccontare come, nella
discussione sulla crescita ed il lavoro, "noi eravamo
completamente sulla linea filoamericana, non come altri nostri
partner...". D'accordo insomma a mettere da parte austerity e
rigore, dando un nuovo messaggio di spinta su ripresa e lavoro.
Ma il premier in partenza per Roma, atteso in serata dalla
direzione del Pd e dalle tante questioni aperte, sembra voler
lanciare anche un messaggio a 'casà, puntando il dito su
"quella classe dirigente" che deve smetterla di "continuare a
indebolire il sistema paese". "Non è che abbiamo fatto tutto,
c'è ancora da fare...", sottolinea quasi a voler lanciare un
appello a serrare le fila.
E se la prende con chi ha fatto "polemicuccia" sulla canzone
(le note di "Azzurro") scelta dal presidente bavarese per
accoglierlo al suo arrivo a Monaco, parlando di "subalternità
psicologica". Ma torna anche a censurare quei governatori del
fronte anti-immigrati, tacciandoli di "voler fare solo
polemiche" spostando l'attenzione da risultati economici che,
invece, sono "positivi": "Inviterei tutti a recuperare il buon
senso", stigmatizza, ricordando, ancora una volta, chi "era al
governo" quando sono state fatte le scelte che hanno portato
oggi l'Italia a rimanere sola sul fronte immigrazione. E poi,
ribadisce, "così è difficile andare in Europa" a chiedere
sostegno.
Il premier è pronto comunque a giocare la partita a Bruxelles
nel consiglio europeo di fine mese: il piano Ue così "com'è non
va. Bisogna fare di più", e con un approccio complessivo che
passi anche per l'aumento dei fondi alla cooperazione allo
sviluppo. Come anche nel caso della Libia, per la quale non "c'è
una cosa che risolve tutti i problemi" di una situazione
"lasciata aperta per troppi anni".
In un G7 zoppo della Russia dove l'ipotesi di nuove sanzioni
ha fatto da sfondo al confronto con gli americani, Renzi non si
sottrae alle domande su Putin. Che vedrà a Milano il 10, quando
il presidente russo visiterà l'Expo. "Non ho niente da
spiegargli che lui non sappia da solo: la stella polare, la
bussola, è l'accordo di Minsk. Spero che tutti i tipi di dialogo
in campo diano frutti".
L'ipotesi sanzioni sarà comunque
affrontata al consiglio europeo di fine giugno, "l'ultima
finestra" prima della scadenza, ricorda il premier,
sottolineando che "il punto fondamentale è riuscire a
ricoinvolgere la Russia nelle questioni internazionali".