Tempi troppo lunghi per arrivare all’approvazione di una legge? Berlusconi azzarda una possibile soluzione: «Si riconosca nel solo voto del capogruppo il voto di tutto quanto il gruppo che rappresenta. Chi è contrario può venire in Aula per esprimere il suo no o per astenersi». È una rivoluzione. I deputati e i senatori del Pdl, riuniti in assemblea al teatro Capranica proprio a due passi da Montecitorio, si guardano e si interrogano. Ma è una nota di Gianfranco Fini a sbarrare la strada all’idea del presidente del Consiglio. Voto solo ai capigruppo? «È impossibile che accada», dice secco il presidente della Camera che subito ricorda: «È una proposta che è già stata avanzata ed è caduta nel vuoto. Accadrà anche questa volta». Il nuovo scontro rischia di agitare il congresso fondativo del Pdl in programma per fine marzo, ma Berlusconi sembra deciso ad andare avanti per cambiare i regolamenti parlamentari «che non sono adeguati alle necessità di un governo e di una maggioranza di avere tempi certi e brevi per i propri disegni di legge». Magari spostando molte votazioni nelle commissioni. Già perchè Berlusconi propone anche un’altra modifica ai regolamenti parlamentari: «La maggior parte delle votazioni dovrebbe tenersi nelle commissioni. In aula dovrebbe andare solo il voto finale sul provvedimento». Tutto sembra passare in secondo piano. Anche il capitolo Quirinale aperto da Fini con un’intervista al quotidiano spagnolo El Pais passa per 'merito' del Cavaliere subito in secondo piano. Già perchè a Fini che aveva definito «non remota» l’ipotesi del premier al Quirinale, Berlusconi replica con un sorriso e cinque parole: «Io non ho letto niente». Per il resto solo flash. La legge sulle intercettazioni? «Non è quella che volevo, ma è comunque un passo avanti. Non è una democrazia quella in cui non si può parlare liberamente al telefono». Il piano casa? «Approderà al Consiglio dei ministri di venerdì prossimo», conferma il premier che spiega: «Non è un piano per la cementificazione come dice l’opposizione, ma solo buon senso che servirà a mettere in moto l’edilizia nel nostro Paese». E il decreto con gli incentivi? Sta dando buoni risultati, «si stanno svuotando i magazzini e stanno ripartendo gli ordini per le auto, gli elettrodomestici e i mobili. I vertici di Fiat e Volkswagen mi hanno ringraziato». Poi ancora messaggi. «Le banche continuino a fare le banche e a sostenere le imprese», ripete Berlusconi che annuncia: oggi a VillaMadama «a- vrò un incontro molto importante con imprenditori e banchieri: a questi ultimi chiederò di non avere paura e di continuare a sostenere le imprese». Sulle prime pagine dei giornali online resta però la sfida sui regolamenti. Berlusconi va dritto. Anzi, a sostegno della sua tesi, chiama il ministro degli Esteri Franco Frattini. Che fa capire di condividere l’idea del premier. E che racconta quello che succede all’assemblea nazionale francese. «Da 40 anni – spiega Frattini – è possibile il voto per delega, quando ci sia una missione autorizzata dal governo o una malattia. Il deputato può delegare il suo presidente per 8 giorni consecutivi». Non è chiaro quanto sia complicato 'importare' il sistema francese. Serve una modifica costituzionale o è sufficiente una legge ordinaria? O potrebbe bastare la sola modifica dei regolamenti dei due rami del Parlamento? In attesa di capire l’apposizione reagisce. Il Pd si affida a una nota dei due capigruppo, Soro e Finocchiaro, per respingere la proposta del premier: «Come un fiume carsico ciclicamente riemergono le pulsioni autoritarie del presidente Berlusconi. L’idea di sopprimere il Parlamento con una riformina regolamentare, delegando a pochi eletti la funzione legislativa, esprime in modo plateale l’assenza di cultura costituzionale di Berlusconi». Anche la Lega sembra scettica, ma il suo capogruppo a Montecitorio, Roberto Coda, decide di minimizzare: penso che quella di Berlusconi «sia stata una provocazione». E le nuove tensioni con Fini? A tarda sera il ministro della Difesa Ignazio la Russa attraversa il Transatlantico e prova a fare chiarezza: «Il presidente Fini non è arrabbiato e non ha fatto nessuna critica alla proposta avanzata da Berlusconi. Ho appena parlato con lui e gli ho chiesto se era arrabbiato... Beh, mi ha detto di no. Fini ha espresso solo un giudizio sulla fattibilità della proposta e non un giudizio di merito». Poi un chiarimento ulteriore: «Per me non è una cosa scandalosa – chiosa La Russa – ma non credo che ci siano le condizioni perchè la proposta ottenga la maggioranza qualificata». Insomma serve una legge costituzionale per dare seguito al 'piano' del premier? Vedremo, ma intanto anche l’altro pezzo dell’opposizione alza la voce. Il vicepresidente della Camera e presidente dell’Udc, Rocco Buttiglione, ricorda l’articolo 67 della Costituzione e spiega: «I parlamentari rappresentano tutta la nazione e non il partito anche se attraverso i partiti». Inevitabile il no dell’Italia dei Valori con Donadi: «Berlusconi vuole ridurre il Parlamento a un ruolo di notaio».