ROMA Non sono concessi scivoloni nel caso- Regeni. Dopo la testimonianza straziante in Parlamento dei genitori del giovane ricercatore massacrato in Egitto, Matteo Renzi si mostra intransigente e segue passo passo l’evolversi delle indagini italiane. Da Chicago, dove è in visita ufficiale, ripete ancora: «Il dolore della famiglia di Giulio è quello di tutta l’Italia». L’indagine andrà avanti finché la verità non sarà chiara. «Quella vera e non una di comodo». E proprio perché si tratta di una vicenda «molto complicata», ammette il premier, «è seguita dal procuratore Pignatone, uno dei più importanti e autorevoli magistrati in Italia insieme agli inquirenti delle forze dell’ordine. Speriamo si possa finalmente trovare il colpevole o il colpevoli. Non restituiremo Giulio alla famiglia, ma onore all’Italia, all’Egitto e a chi sta soffrendo. C’è il massimo impegno e sforzo affinché i magistrati italiani possano avere accesso a tutte le carte. Siamo impegnati perché ciò accada senza alcun tentennamento». All’Egitto sono stati chiesti come «materiale probatorio» video, tabulati telefonici, referti e verbali. L’autorità giudiziaria italiana tenta di acquisirli da tempo e ora spera di ottenerlo nell’incontro tra gli investigatori dei due Paesi in programma a Roma martedì 5 aprile. Si tratta di documenti ritenuti indispensabili dal procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone e dal pm Sergio Colaiocco, dopo gli svariati improbabili depistaggi. La Procura generale egiziana ha annunciato ieri con un comunicato di aver creato una 'squadra d’inchiesta' per coordinare le coinvolte nelle indagini. E allora potrebbe essere determinante l’incontro di martedì prossimo tra gli uomini del Servizio centrale operativo della polizia e del Ros dei Carabinieri e i rappresentanti della po- lizia egiziana. Un momento decisivo, con possibili conseguenze anche diplomatiche nei rapporti tra Italia ed Egitto. L’interesse italiano è su più fronti, a cominciare dai video dei luoghi frequentati da Reprocure geni il 25 gennaio (giorno della scomparsa), nel tentativo di individuare il ricercatore, o suoi amici, o persone la cui identificazione può essere di interesse investigativo. Le stesse immagini potrebbero aiutare a individuare furgoni o automobili sospette, che potrebbero in qualche modo essere in collegamento con la scomparsa di Regeni. Gli investigatori vorrebbero anche il verbale di ritrovamento del cadavere di Regeni, per verificare la compatibilità della descrizione della salma con quanto rilevato al momento dell’autopsia, oltre ai verbali di tutte le testimonianze raccolte dagli investigatori egiziani: sia quelle degli amici del giovane italiano, sia quelle delle altre persone ascoltate dalla polizia (anche per capire il motivo dell’interesse delle autorità egiziane alle ricerche di Regeni). Insomma, le parole ferme del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni sulle possibili conseguenze di una mancata collaborazione sembrano per ora avere effetto. Sebbene ancora non siano stati definiti gli eventuali passi successivi dell’Italia. A riferire del nuovo clima di collaborazione sono proprio le autorità del Cairo. Nel comunicato diffuso dall’Egitto si spiega infatti che il procuratore generale egiziano Ahmed Nabil Sadeq e il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, «si sono messi d’accordo per continuare a scambiare le informazioni fino ad arrivare agli autori di questo caso e a portarli davanti a un tribunale penale per essere puniti per quello che hanno commesso».
© RIPRODUZIONE RISERVATA SENZA GIUSTIZIA. Giulio Regeni è stato assassinato al Cairo