La presidente del Comitato scientifico Chiara Saraceno con il ministro Orlando - Fotogramma
Assegni più generosi per le famiglie numerose e un po’ meno per i single, criteri di accesso più larghi per gli immigrati che risiedono stabilmente in Italia, possibilità di cumulare in parte Reddito e salario per chi trova un lavoro in modo da non disincentivare la ricerca di occupazione.
Sono alcune delle proposte di modifica del Reddito di Cittadinanza presentate questa mattina dal Comitato scientifico presieduto da Chiara Saraceno. La relazione contiene dieci suggerimenti al legislatore per migliorare "un importante strumento di contrasto alla povertà" che presenta però, si afferma, "alcune criticità".
Proposte che arrivano nelle stesse ore in cui il governo lavora al restyling della misura contenuto in manovra. Il premier Draghi ne ha discusso in mattinata con i ministri Orlando (Pd), Patuanelli (M5s) e Brunetta (Fi). In particolare era rimasta aperta la questione del “decalage” dell’assegno. Ebbene, secondo quanto è emerso, la riduzione partirà solo dopo che il percettore avrà rifiutato una prima offerta di lavoro congrua. Mentre al secondo rifiuto scatterà la sospensione.
Le proposte del Comitato guardano però oltre la stretta contingenza politica. L’obiettivo è quello di un riequilibrio della misura per migliorarne l’efficacia nel contrasto alla povertà e all’esclusione sociale. “Sono d’accordo con le proposte del Comitato – ha detto il ministro Orlando, responsabile del Welfare - e proporrò al centrosinistra di farle proprie”.
Perché il Reddito diventi a “misura di famiglia” gli esperti chiedono di rivedere i criteri che oggi penalizzano i nuclei numerosi tanto nell’accesso al sostegno che nella sua quantificazione monetaria. La scala di equivalenza dovrebbe così equiparare i minorenni agli adulti (che oggi invece “pesano” il doppio) e il parametro massimo dovrebbe salire a 2,8 (dall’attuale 2,1): ad esempio una famiglia di 5 componenti andrebbe a prendere 2,6 volte più di una monoparentale mentre oggi prende solo il doppio. Per compensare la maggior spesa il Comitato indica la possibilità di ridurre l’assegno per i single dagli attuali 500 euro al mese a 450 annui. Analogamente anche il contributo per l’affitto andrebbe graduato in base al numero dei componenti della famiglia mentre oggi è fisso.
Da cancellare poi l’obbligo per il nucleo beneficiario del Reddito di spendere tutto il contributo economico ricevuto entro un mese. Misura che non favorisce il piccolo risparmio e la gestione dei bilanci familiari in un’ottica di medio periodo.
Un’altra importante richiesta riguarda l’allargamento della misura agli immigrati. Oggi per fare domanda ci vogliono 10 anni di residenza in Italia. "Un requisito altissimo – ha affermato Saraceno – che non c’è in nessun altro Paese europeo" e che andrebbe ridotto a non più di 5 anni. "Se si vuole cercare di evitare la trasmissione generazionale della povertà l’intervento di contrasto deve essere tempestivo", ha sottolineato la sociologa. Il dimezzamento dei tempi costerebbe 300 milioni l’anno (sui circa 8 miliardi di costo del Reddito) e permetterebbe di accedere al sostegno a circa 68mila famiglie povere di origine straniera oggi escluse.
Il Comitato chiede poi di non disincentivare la ricerca del lavoro. Oggi trovare un impiego comporta infatti la perdita immediata dell’80% dell’assegno (e del 100% dopo 12 mesi). La proposta è di ridurre al 60% il taglio dell’assegno, senza limiti di tempo, così da aumentare il reddito disponibile fino a un tetto massimo di 8.174 euro annui (la soglia di esenzione dall’Irpef).
Riguardo agli incentivi previsti per i datori di lavoro si propone di riconoscerli anche per i lavori a tempo indeterminato di almeno 12 mesi e per quelli stabili part time.
Forte attenzione viene infine riservata da parte del Comitato al rafforzamento dei Patti per l’inclusione sociale e alla presa in carico delle famiglie in difficoltà da parte dei Comuni.