La volontà di rispettare la legge 194 e il parere espresso dal Consiglio superiore della Sanità (Css) sull’uso della Ru486. Questo il senso, secondo il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, dell’inziativa politica dei neoeletti governatori del centrodestra in merito. Intanto il ministero di Lungotevere Ripa porta avanti la tabella di marcia avviata dopo l’ultimo pronunciamento del Css che ha indicato come necessario, per la somministrazione della pillola, il ricovero ospedaliero ordinario fino alla avvenuta espulsione del feto. «Subito dopo la Pasqua – dichiara il ministro Ferruccio Fazio – si insedierà un tavolo tecnico per le linee guida ed il monitoraggio sulla pillola Ru486».«Le posizioni espresse dai nuovi governatori lasciano sperare che sarà finalmente possibile studiare nuovi percorsi per prevenire l’aborto e applicare al più presto la prima parte della legge 194», argomenta la Roccella, puntualizzando che «il ministero della Salute, come già annunciato, predisporrà apposite linee guida e le relative azioni di monitoraggio per rendere omogeneo l’eventuale uso della Ru486 sul territorio». La commissione instituita dal ministero dunque lavorerà in fretta «soprattutto per evitare buchi nel monitoraggio». Allo stato il farmaco non compare nel questionario Istat sull’aborto. La Roccella ricorda, inoltre, che l’introduzione della pillola in Italia è stata sollecitata da «una campagna tutta politica» mirante a «scardinare» la 194. Torna a pronunciarsi l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) che fin dal primo annuncio dello stop alla Ru486 del governatore del Piemonte, Roberto Cota, si era sentita in dovere, per bocca del suo direttore generale Guido Rasi, di assicurare che la pillola «prima o poi si dovrà erogare». Una sua nota precisa che l’agenzia non svolge nessun ruolo per le modalità di distribuzione poiché spetta ai governatori «decidere, anche alla luce di quanto è stato recentemente espresso, con molta chiarezza, dal ministero della Salute». Rasi sostiene, poi, di non aver rilasciato dichiarazioni sulle modalità di immissione in commercio, «ma di aver spiegato le procedure a carattere generale di dispensazione dei farmaci ospedalieri, le cui modalità dipendono dalle regioni». Comunque, ripete il direttore generale dell’agenzia, «prima o poi li mettono a disposizione dei cittadini».«Appare sempre più evidente la inadeguatezza del direttore dell’Aifa Rasi – commenta il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri –. Continua ad intervenire in maniera strana sulla Ru486 e sembra sempre più un piazzista di farmaci». Per questo annuncia che porrà al governo «il problema della gestione dell’Aifa», che a suo avviso «non garantisce adeguati livelli di competenza, trasparenza, imparzialità». «Minacce e come tali sono fuori luogo», lo critica la sua omologa nel Pd, Anna Finocchiaro.Ma secondo il presidente emerito della Corte costituzionale, Cesare Mirabelli, la linea inaugurata da Cota sembra andare «verso un rispetto pù rigoroso delle regole» nei confronti dell’«indirizzo precedente che era "liberalizzante"» ed «elusivo della legge» di chi lo ha preceduto al vertice del Piemonte, cioè Mercedes Bresso. «Nessuno scandalo» neppure, aggiunge il giurista, per la richiesta del neogovernatore leghista «di assicurare la presenza delle associazioni pro-life, finalizzata al superamento dei problemi che possono indurre all’aborto». Infatti «si tratta di un intervento a sostegno della donna che rientra nella legge 194». Chi volesse derogare dagli indirizzi dati dal governo e dal Parlamento in merito sulla Ru486 «se ne assume le responsabilità», avverte infine Antonio Tomassini, presidente della commissione Sanità del Senato, che ha effettuato un’indagine sull’uso del farmaco.