venerdì 24 aprile 2009
Aumenta il consumo di Internt e aumentano le preoccupazioni dei genitori per un utilizzo improprio delle nuove tecnologie. Ecco le «armi» per combattere la battaglia. Ma quella più efficace è un buon rapporto tra adulti e giovani.
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I bambini di oggi nascono e crescono circondati da telefonini, computer e lettori Mp3. Le "nuove tecnologie" per loro non sono affatto nuove, ma parte integrante della vita quotidiana. Per un ragazzo utilizzare chat, sms, tenere un diario online, avere una pagina su Myspace o aprire un profilo su Facebook è come rispondere al telefono o accendere un elettrodomestico. Secondo una recente inchiesta svolta da Swg per Moige e Symantec, il 52% dei ragazzi italiani si connette almeno una volta al giorno a internet ma solo il 19% dei genitori li affianca durante la navigazione. Cresce negli adulti la preoccupazione che i figli possano imbattersi in siti con contenuti non adatti o rischiosi (83%) e che possano essere contattati da pedofili o malintenzionati (55%). Il 34% dei genitori teme che passare troppo tempo sul web possa portare a una perdita di contatto con la realtà. «La rete è un mondo molto attraente –  dice Anna Oliverio Ferraris, docente di psicologia dell’età evolutiva alla Sapienza di Roma –. È un mezzo ricco di aspetti positivi: facilita le relazioni, ci mette in contatto con il mondo, apre nuovi orizzonti all’informazione e alla ricerca». Ma ha anche un lato oscuro: «Il ragazzo immerso in questo mondo ipertecnologico può sviluppare un senso di onnipotenza, tutto accade velocemente, tutto sembra a portata di mano e come un surfista scivola sulla superficie dei fatti perdendo il gusto dello scavare e dell’approfondire. Ogni azione sembra semplice in rete: le relazioni virtuali tramite chat o Social Network sono relazioni fragili e mediate. Ad esempio, se si litiga con qualcuno basta "cancellarlo" e tutto finisce con quel "click". Il ragazzo non è costretto a rivedere l’"ex amico" a scuola o in palestra e quindi a confrontarsi con lui, a mettersi in discussione e quindi a crescere». Inoltre nel web ci si può fingere facilmente un’altra persona, inventarsi un altro aspetto fisico, altri interessi, un’altra vita. E c’è il rischio che questo mondo inventato e fragile si sostituisca al mondo reale molto più complesso e articolato. «Una vera e propria dipendenza – ribadisce la professoressa Oliviero – che generalmente si supera nella prima adolescenza, ma a volte degenera in patologie asociali, dove il ragazzo perde la percezione del reale rifugiandosi nel virtuale come surrogato della realtà. Un altro rischio sono gli effetti di internet sulla maturazione sessuale del ragazzo. Oggi gli adolescenti fanno un grande uso della pornografia poiché il web l’ha resa di facile reperimento con la conseguente banalizzazione del sesso e del corpo, e cosa ancora più inquietante il ragazzo venendo anche a contatto con ogni genere di perversione potrebbe fare l’equazione "diffuso uguale accettabile". Per questo il genitore deve essere pronto e preparato per accompagnare i propri figli all’interno di questo mondo molto stimolante ma che a volte può essere molto pericoloso».Della stessa opinione è il professor Mario Pollo, pedagogista sociale alla Lumsa: «Il web per molti versi è un "non luogo", che non può offrire alle persone ne un riconoscimento di identità ne una radice con relazioni significative. Quindi un genitore deve educare alla rete come ad un luogo di servizio e non come ad un luogo di crescita e maturazione. Un social network, ad esempio, non potrà e non deve mai sostituire un gruppo educativo dove l’esperienza dell’altro, i contrasti e la scoperta della diversità concorrono a formare la vera personalità». Lo sa bene anche don Di Noto, presidente dell’associazione Meter, che sin dagli albori della rete cerca di contrastare e prevenire un pericolo molto più inquietante: quello della pedofilia online. «Internet non va vietato perché è uno strumento irrinunciabile di libertà, di comunicazione e di idee, come al solito il problema non è il mezzo ma l’uso che l’uomo ne fa. Ecco perché è importante una funzione educativa preventiva con materiale umano che vigili e guidi attraverso la rete. A questo scopo i volontari del Meter sono chiamati ad una massiccia presenza in internet. Io stesso ho un profilo su Facebook come sacerdote e in pochi giorni sono stato contattato da decine di ragazzi che mi chiedevano consiglio su dubbi, molestie subite e disagi di vario genere». Per superficialità e ignoranza un ragazzo può rovinare e rovinarsi la vita per sempre: «Molte ragazzine e fidanzatini per esibizionismo e incoscienza – continua don Di Noto – si filmano in atteggiamenti intimi e poi caricano i loro video e le immagini sul web o su circuiti di file sharing non capendo che quel materiale, data la natura virale della rete, sarà in una maniera o nell’altra reperibile per sempre. Stesso discorso per l’accesso ai social network, che sono un mezzo molto interessante ma che hanno fatto aumentare esponenzialmente i casi di adescamento da parte di malintenzionati. Il pedofilo avvicina l’adolescente avido di esperienze e di attenzioni, lo ascolta, lo incuriosisce fino a conquistarne la fiducia per poi passare ai fatti chiedendogli materiale o appuntamenti non solo virtuali. Qui è fondamentale che ci sia un rapporto di fiducia e di dialogo con la famiglia, non esiste filtro, protezione o divieto di maggior efficacia».Anche il Moige, che da anni collabora con aziende del settore e istituzioni, punta molto su prevenzione e sensibilizzazione: «Bisogna attivare tutte le strade affrontando il problema da ogni punto di vista – dice Elisabetta Scala, responsabile osservatorio media del Moige –, per questo la nostra associazione assieme ad operatori dell’IT (Information technology) e alle Forze dell’ordine abbiamo attivato progetti che coinvolgono studenti, genitori e insegnanti. Molte volte gli adulti si sentono impotenti e inadeguati di fronte alle nuove tecnologie, considerandole troppo complesse per loro. Noi cerchiamo, attraverso un approccio sempre positivo, da un lato di coinvolgere genitori e docenti dandogli quel minimo di mezzi tecnici per poter accompagnare i ragazzi nella rete, dall’altro di sensibilizzare i minori ad un uso consapevole della stessa».
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