«Bossi è così. Usa quei toni nelle sue valli, davanti alla sua gente... Gli serve urlare contro l’Udc ma, se vuole la verità, quest’anno mi è sembrato addirittura più spento del solito». Maurizio Gasparri sorride e va avanti con un solo obiettivo: rassicurare i centristi. Spiegare a Casini che non c’è e non ci sarà un veto della Lega. «Gli uomini del Carroccio non mangiano i bambini. Forse sono un po’ rozzi, forse usano toni sbagliati; ma sui temi che contano sono seri, leali, affidabili. Guardiamo i fatti, riflettiamo sulle scelte della Lega sui temi etici, sulla famiglia... C’è una convergenza anche con l’Udc che deve far pensare». Il capogruppo parla però dando l’impressione di non fare i conti con il veto di Bossi. È stato il Senatur a dire "con Casini mai". È stato lui a ventilare le dimissioni di Giulio Tremonti (e dal ministro non sono arrivate smentite) qualora la maggioranza avesse aperto le porte a Casini. Gasparri sospira e invita ad attendere facendo capire che qualcosa di rilevante succederà. «Berlusconi, nelle prossime ore, parlerà con la Lega. E quando arriverà il momento delle scelte la Lega sarà attenta a quello che dice Berlusconi».È volutamente enigmatico Gasparri. Ma tutto è vero: c’è un appuntamento già fissato, e c’è una trattativa segretissima che va avanti lontano dai taccuini e dalle telecamere. Berlusconi vedrà Bossi domani e gli farà un discorso franco. Gli spiegherà che ha parlato con Casini. Che sul federalismo l’Udc è pronta a ragionare. E che è ora di smetterla con i veti e gli ultimatum. Gli ricorderà che i centristi sono alleati nel Ppe. Poi sarà pragmatico: «Al Senato senza Fini rischiamo... È ora di salvare la legislatura, di salvare le riforme, di costruire le condizione per un ritorno a casa di Pier». Questa è solo la prima parte della trattativa. Berlusconi spiegherà sia a Bossi che a Tremonti che la mano tesa verso i centristi deve essere sostenuta con i fatti, con le scelte. E se Casini chiede il quoziente familiare, Tremonti – ripete il Cavaliere – «dovrà superare le sue vecchie rigidità e trovare le risorse necessarie. Perché è una scelta in cui credo e perché è su questo tema ristabiliamo i contatti con l’Udc». È partito il pressing su Bossi. Osvaldo Napoli, in vacanza a Miami, avverte: «Basta veti, la politica non è blocco, non è chiusura. L’Udc è nel Ppe al fianco del Pdl e la Lega non può alzare i ponti». Anche Altero Matteoli, il potente ministro alle Infrastrutture, apre le porte del governo e della maggioranza ai centristi: «Sarebbe un ritorno a casa... Non sarebbe un’alleanza spuria, ma una ricomposizione». È un coro. Ma è ancora una volta Gasparri a mettere in fila i pro e i contro di un nuovo patto Pdl-Udc. È lui a spiegare che per Casini c’è una sola strada: riavvicinarsi al Pdl. «Che fa un terzo polo con Fini dopo quello che ha combinato e ha detto Fini sui temi cari al mondo cattolico?». Gasparri va avanti e boccia anche l’ipotesi di un patto con Bersani. «Lo spazio che ci poteva essere qualche mese fa non c’è più. Se il Pd dicesse "ecco c’è Casini" immediatamente Vendola e l’Idv sferrerebbero l’attacco. E gli porterebbero via un mare di voti». C’è solo una strada. Che conviene alla Lega che troverebbe un nuovo interlocutore sul federalismo. E a Casini che – ripete sottovoce il presidente dei senatori del Pdl – «rientrerebbe nel Pdl da protagonista assoluto. Sì con noi lui giocherebbe la Champion league, potrebbe aspirare a qualsiasi ruolo, potrebbe...». Gasparri si ferma. Poi avverte. «Non andiamo avanti, altrimenti la Lega...».Questa è solo una battuta ma la fase della competizione è cominciata. Isabella Bertolini, una vita sul territorio, avverte il Cavaliere: «In Toscana la Lega ha preso quattro consiglieri regionali senza avere un partito. Attento Silvio che se si vota oggi, la Lega fa il pieno anche nelle regioni rosse. Hanno governatori che tirano, amministratori capaci...». E poi c’è il patto con Tremonti. Chi conosce Berlusconi racconta di una crescente diffidenza del premier verso il suo ministro dell’Economia. Chi partecipa ai vertici che contano confida un retroscena che fa capire. «Giulio ti sei già messo la camicia verde?». Nei prossimi giorni sarà tutto meno confuso. Si capirà l’effetto dell’offensiva del premier su Bossi. E si capirà se l’ottimismo di Gasparri troverà un fondamento nelle cose. «Con l’Udc siamo destinati ad incontrarci. In alcune regioni abbiamo vinto insieme e insieme governiamo anche diverse città del Centro-Sud. Credo che non si debba avere fretta in certe cose. Contano i contenuti. La Lega teme un freno su alcune riforme. Se ci fosse la possibilità di rendere compatibili gli obiettivi politici, il disegno andrebbe assolutamente perseguito». Parole chiare. Quasi una conferma a quella trattativa segreta su federalismo e quoziente familiare. Ma Bossi insiste. «L’unica possibilità sono le urne. E tutti questi qua – dice con chiaro riferimento a Casini e a Fini – li polverizzeremo...». E ancora: «Non si può andare avanti così, non si può per ogni cosa che si fa pagare un dazio troppo alto». Parole chiare che rendono più complicata la "mission" del Cavaliere e più teso l’oramai vicino "faccia a faccia".