Perego (Migrantes): la Chiesa sta ospitando 15mila persone Latte, biscotti, olio e pasta per i migranti. Una donazione che arriva direttamente da papa Francesco che, con l’aiuto del suo elemosiniere apostolico monsignor Konrad Krajewski, ha inviato alimenti da distribuire ai migranti del centro Baobab di Roma, nella zona Tiburtina. Un gesto che non solo dà l’esempio, ma ricorda a tutti la necessità di accogliere chi arriva dalla sofferenza, chi scappa dal proprio Paese e lascia i propri cari, a partire dalle comunità cristiane, dalle parrocchie, dalle case delle Congregazioni religiose che, in alcuni casi, hanno trovato una “seconda vita” nell’offrire ospitalità ai richiedenti asilo, e, in altri, hanno rafforzato l’accoglienza, tra i tratti distintivi del proprio carisma, aprendo le porte e aggiungendo posti gratuiti per mamme con bambini appena sbarcati e in attesa della protezione internazionale. «Da aziende che ci contattano per donare pasta, a giovani che scelgono l’impegno a fianco a migranti, nel ghetto di Rignano, a ragazzi che hanno appena fatto la maturità e vogliono mettersi a disposizione per l’aiuto ai richiedenti asilo: non c’è solo chiusura, vedo soprattutto segnali di grande apertura e disponibilità tra le persone» ricorda padre Gabriele Beltrami, scalabriniano. E i primi germi dell’accoglienza li ha seminati la sua Congregazione in luoghi prossimi agli sbarchi a Siracusa, a Reggio Calabria e a Lamezia Terme, dove la
famiglia scalabriniana ha aperto le porte delle proprie strutture, «sempre lavorando in coordinamento con la diocesi e altre associazioni presenti sul territorio – aggiunge padre Beltrami – per essere ponti di speranza» per chi non ha radici in Italia. Una richiesta di gesti concreti, «sollecitata fraternamente dal Papa – spiega padre Luigi Gaetani, carmelitano a capo della
Conferenza italiana superiori maggiori (Cism) – ancora nel 2013 quando fece visita al Centro Astalli», di fronte a cui «non ci tiriamo indietro, facciamo la carità sempre, non part-time né seguendo le stagioni politiche. Le nostre case sono sempre un punto di riferimento per i bisognosi». E gli esempi sono molteplici e diffusi sul territorio: a Gorizia, per citarne uno, il “Nazareno”, l’ex convento della Congregazione delle
Suore della Provvidenza fondate nel 1837 da San Luigi Scrosoppi, è stato messo a disposizione della Caritas diocesana per l’accoglienza dei più deboli: oggi 150 persone provenienti da Afghanistan e Pakistan vi sono state ospitate. Per quanto riguarda la
Fondazione Migrantes della Cei: più di 800 posti sono stati recuperati attraverso le strutture di una quarantina di Ordini religiosi, stima monsignor Giancarlo Perego, e sono stati messi a disposizione del Viminale. Peraltro «questa disponibilità è in continuo movimento: da Nord a Sud si stanno valutando altre strutture da sistemare e adibire all’accoglienza: in tutto, tra parrocchie, diocesi e comunità religiose la Chiesa è in prima linea e accoglie circa 15mila richiedenti asilo» sottolinea il direttore generale della Migrantes. «Il segnale che stiamo dando non è di sostituirci allo Stato, ma di dare un segno importante nell’esercizio della carità che abbia il valore aggiunto delle nostre comunità, famiglie e congregazioni. Sollecitando e denuciando ciò che non funziona come l’accoglienza discrezionale, disomogenea a livello nazionale e non preparata».