mercoledì 26 agosto 2015
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Stiamo correndo un grosso rischio: stanchi o incapaci di guardare alla Luna ci attardiamo a fissare il dito. C’è da rimettere a fuoco lo sguardo. Mi ha colpito il bisogno di qualcuno di addossare alla Chiesa gran parte della responsabilità di quanto accaduto nei giorni scorsi a Roma per il funerale del boss Casamonica, perché rischia di trasformarsi in un regalo per i veri responsabili della sicurezza pubblica. Tra i commentatori non poteva mancare Roberto Saviano. Ho letto con interesse ciò che ha scritto su Repubblica, fino a quando mi sono imbattuto in queste precise parole: «La chiesa di papa Francesco ha scomunicato i mafiosi, ha spinto ’ndranghetisti in carcere a non presentarsi alla messa temendo che il solo partecipare potesse significare agli occhi dei vertici dell’organizzazione una dichiarazione di distanza dalle cosche. Ora la chiesa di Francesco deve fare un nuovo passo: commissariare la chiesa di San Giovanni Bosco». Resto basito. Commissariare un parroco? Così, senza sapere nulla della sua vita e della sua azione pastorale quotidiana? Senza processo? Incredibile. La storia dei Casamonica. ignota ai più, ora sembra risaputa da tutti. Ma Vittorio Casamonica, cittadino italiano e capofamiglia sinti, con sulle spalle una condanna a 12 mesi per truffa, non era mai stato inquisito per mafia. Come applicare, allora, la 'scomunica del Papa' che tanto piace a tutti gli uomini di buona volontà, in primis a preti, monaci e seminaristi? Basterà forse portare un certo cognome per essere fuori dalla Chiesa? E l’essere 'zingaro' sarà un’aggravante?  A me non scandalizza il funerale di un boss di Roma, ma che la presenza della mafia a Roma sia stata negata o minimizzata fino all’altro ieri. Non mi impressiona la carrozza coi cavalli, e nemmeno un modo di fare che non condivido, ma che è nella cultura del defunto (di 'sfarzosi funerali' di rom e sinti senza un soldo e di altra povera gente ne so qualcosa anch’io).  Ciò che veramente mi indigna è che, a quanto pare, tutti sapevano senza muovere un dito. Saviano, come altri, sembra stavolta dimenticare ciò che lui stesso tante volte ha affermato: le mafie sarebbero state sconfitte da decenni se non avessero avuto la complicità dei colletti bianchi insozzati e di politici corrotti o collusi, che hanno tradito i concittadini.  Umilmente vorrei suggerire di riprendere a guardare la Luna. Magari bastasse rimuovere un parroco per risolvere il maledetto intreccio tra mafia, politica e società. Se fosse così, parola mia, mi offrirei volontario pur di liberare il mio Paese.
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