L'Europarlamento - Reuters
«Siamo consapevoli che ci sono indagini in corso, su fatti seri. Deve essere fatta chiarezza su cos’è successo», ma sarebbe «inappropriato fare commenti, mentre l’indagine è in corso». Risponde così, il portavoce per gli affari esteri della Commissione Europea Peter Stano, ai cronisti che sollecitano un commento sugli sviluppi dell’inchiesta nota come Qatargate, che ha svelato un maxi giro di mazzette per oltre un milione di euro presuntamente corrisposte a parlamentari europei attraverso una rete di contatti con emissari marocchini e qatarini. Nessuna volontà, dunque, di commentare le voci su possibili coinvolgimenti di commissari (o ex) europei nell’inchiesta condotta dal giudice Michel Claise, perché «rispettiamo lo Stato di diritto e l’indipendenza della magistratura belga». Lunedì era stato l’ex commissario greco alle Migrazioni, Dimitris Avramopoulos, a ribattere alle indiscrezioni di stampa che lo indicavano come legato alla ong Fight Impunity, una delle due finite nell’inchiesta, affermando di essersi mosso nel rispetto delle norme.
Ieri, il Gruppo dei Socialisti e democratici (S& d), dicendosi «inorridito dalle accuse di corruzione », ha annunciato un’inchiesta interna per fare chiarezza «prima della commissione d’inchiesta del Parlamento europeo », precisando che la composizione dell’organismo e il suo mandato verranno decisi «nel gennaio 2023». Toni fermi che riecheggiano in Italia nelle parole di Enrico Letta, segretario uscente del Pd (che ha sospeso l’europarlamentare Antonio Cozzolino, non indagato): «Siamo insieme dentro una battaglia europea di pulizia, l’accaduto è scandaloso e ha fatto danni», considera Letta, e occorre «una commissione di inchiesta, trasparenza totale e che la magistratura faccia il suo corso».
Sul fronte giudiziario, i giudici belgi procedono con gli interrogatori. «I soldi trovati erano di Antonio Panzeri», l’ex eurodeputato italiano, è la linea di difesa abbozzata, attraverso i suo legali, dall’ex vicepresidente greca dell’Europarlamento Eva Kaili, che domani comparirà davanti alla Camera di Consiglio. Il padre della donna era stato fermato mentre lasciava il Sofitel con una valigia piena di contanti. Secondo il quotidiano Le Soir, il giorno del blitz Kaili avrebbe tentato di mettersi in contatto con Panzeri e con altri due eurodeputati, dei quali non vengono indicate le generalità. Ma, secondo il suo avvocato difensore, «la signora Kaili non ha mai ammesso di aver chiesto al padre di trasferire il denaro» ritrovato a casa sua «per nasconderlo».
Anzi, sostiene di essere stata informata del denaro quando il suo compagno è stato arrestato vicino al garage della loro casa. In quel momento avrebbe cercato di trovare il proprietario del denaro, ovvero Panzeri, per consegnarglielo. Nel frattempo, secondo altri media, lo stesso Panzeri avrebbe riconosciuto in parte il proprio coinvolgimento, ma puntando poi il dito contro l’ex collega socialista belga Marc Tarabella, indicandolo come beneficiario dei regali del Qatar. E si cerca di fare chiarezza sulle votazioni dell’Eurocamera riguardanti il Marocco. In alcuni cablogrammi del 2014, a Rabat si definiva Panzeri «un amico» da interessare su alcuni temi, come l’accordo agricolo Ue-Marocco o la questione del Sahara occidentale.
In parallelo, va avanti il filone giudiziario italiano. A Brescia, lunedì la Corte d’appello ha deciso per la consegna alla giustizia belga della moglie di Panzeri, la 67enne Maria Dolores Colleoni, ritenendo esistenti a suo carico «gravi indizi di colpevolezza». Ieri però la Corte ha optato per il rinvio al 3 gennaio dell’udienza riguardante la figlia Silvia, accogliendo la richiesta dei difensori di accertare le condizioni detentive nelle carceri del Belgio. Il giorno prima, un’istanza analoga non era stata ammessa per la madre e per questo i suoi avvocati faranno ricorso in Cassazione. Le due donne sono ai domiciliari con le accuse di concorso in associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio.
Infine, sul piano diplomatico, l’inchiesta ha complicato i rapporti tra l’Ue e il Qatar. Ieri c’è stato un primo faccia a faccia fra l’Alto rappresentante Ue Josep Borell e il ministro degli Esteri qatarino Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani: «Abbiamo concordato - ha twittato Borrell - sulla necessità che le indagini facciano piena chiarezza».