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Per noia e per divertirsi di più, il sabato sera. Perché è facile trovarli, oltre che economico. Perché mescolati ad altro – alcol, energy drink, cannabis – l’effetto è potenzialmente esplosivo. Ma anche per l’ansia da compito in classe, per la stanchezza pomeridiana che fa venire poca voglia di studiare, per i problemi di mamma e papà che rendono complicata la vita in casa.
È un allarme (l’ennesimo) su come stanno i nostri ragazzi, prima che su quali rischi sanitari corrono, quello lanciato ieri dagli psichiatri in occasione del XXIV Congresso nazionale della Società italiana di Neuro-Psico-Farmacologia (Sinpf) in corso a Milano e Venezia. Sotto i riflettori, gli psicofarmaci, dalle benzodiazepine in giù, passando per le molte pillole per il sonno in commercio, per i farmaci dietetici, per quelli che aumentano l’attenzione. Di cui almeno un giovanissimo su dieci – questi i dati snocciolati dagli psichiatri – abusano.
Il fenomeno è in aumento costante ormai da 5 anni: la stima è che tra gli adolescenti sia cresciuto tra il 15% e il 20%, ma è la pandemia – con il lockdown, le restrizioni, l’isolamento in casa – ad aver fatto da catalizzatore. E uno studio del Cnr conferma come trovarli, gli psicofarmaci, sia diventato ormai semplicissimo: nel 42% dei casi negli armadietti di casa, acquistati (e non sufficientemente controllati) da mamma e papà; nel 28% su Internet, senza ricetta ovviamente; nel 22% per strada, dai coetanei che a loro volta li recuperano online e li rivendono.
Assumerli, spiega Matteo Balestrieri, ordinario di Psichiatria all’Università di Udine e co-presidente Sinpf, «rappresenta per molti un’ancora di rassicurazione per aumentare le performance scolastiche e i livelli di attenzione, per migliorare l’aspetto fisico quando combinati a prodotti dietetici, per potenziare i livelli di autostima, per sentirsi in forma, migliorando sonno e umore, e molti giovani sono dunque spinti ad assumerli sfuggendo al controllo in famiglia».
Ma se all’interno di un percorso terapeutico a 360 gradi, gli psicofarmaci «sono fondamentali per curare le malattie mentali anche nei giovani e non bisogna averne paura – aggiunge il direttore emerito di Psichiatria all'ospedale Fatebenefratelli di Milano, Claudio Mencacci –, se invece vengono usati con modalità e intenzioni diverse non aiutano e soprattutto possono avere ripercussioni negative».
Da qui la necessità, espressa con forza dagli psichiatri, di avviare campagne di sensibilizzazione sul fenomeno e i rischi associati alla possibile dipendenza da abuso di psicofarmaci, tanto più grave se fuori controllo medico, e di azioni educative che ne favoriscano il contrasto anche con il coinvolgimento delle famiglie, della scuola e della classe medica.
Anche perché da sommare alla nuova emergenza c’è quella “vecchia”, legata al consumo di droghe: il 18% dei nostri studenti ne ha utilizzata almeno una nel corso del 2021, il 2,8% ne ha fatto un uso frequente e quasi il 10% di loro è un “poliutilizzatore” (ha abusato cioè di almeno due sostanze negli ultimi 12 mesi). Con la cannabis che continua a farla da padrona, diffusa sempre più capillarmente e sempre meno percepita come rischiosa, complice il dibattito pubblico e politico distorto legato alla sua possibile “legalizzazione”.