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Articolo aggiornato alle 22
Sono ancora exit poll, per le prime proiezioni dovremo aspettare le 23, con la chiusura dei seggi in Italia. Ma se non sono completamente sbagliate, queste stime vedono anzitutto una netta avanzata dell’estrema destra in alcuni Stati membri, con un autentico terremoto politico in Francia: a cominciare dalla Germania, dove per la prima volta votano anche elettori minorenni dai 16 anni in su, l’AfD, nonostante il forte odore di neonazismo e gli scandali degli ultimi giorni (che hanno portato alla sua espulsione dal gruppo degli euroscettici Id), con il 16% sarebbe arrivata al secondo posto dietro la Cdu, data al 30% .
La virata a destra di Germania, Austria, Olanda e Slovacchia
"Il gioco è finito e abbiamo un super risultato, un risultato da record. Abbiamo quasi un 50% di nuovi elettori in Europa” ha dichiarato Tino Chrupalla, uno dei leader di AfD. Una catastrofe per i socialisti del cancelliere Olaf Scholz che crolla al 14%, davanti ai verdi con il 12,5%. In Austria (altro Paese con elettori minorenni dai 16 anni), l’estrema destra dell’Fpö è addirittura al primo posto, davanti a Popolari e socialisti. E poi, naturalmente, la Francia, dove il Rassemblement National di Marine Le Pen incasserebbe – sempre secondo gli exit poll – un incremento di ben dieci punti, arrivando al 32%, con un distacco notevole da Renaissance, il partito del presidente Emmanuel Macron, ferma al 15,2%. Al 14% la lista del Partito socialista-Place Publique di Raphael Glucksman è terzo. Macron ha annunciato lo scioglimento del’Assemblea Nazionale, indicendo il voto per il 30 giugno con ballottaggio il 7 luglio. “"La Francia ha bisogno di una maggioranza chiara per agire nella serenità e nella concordia" ha affermato. Esulta ovviamente Le Pen. “Siamo pronti a governare”, ha dichiarato. Interessante anche il dato olandese, dove l’estrma destra del vincitore delle ultime politiche, Geert Wilders, leader del Pvv (Partito della libertà), passerebbe da zero a sette seggi, appena uno di meno dell’alleanza di Socialdemocratici e Verdi. Da registrare anche il dato slovacco: il partito socialista-populista dell’autoritario premier Robert Fico, Smer (al momento tra i non iscritti, dopo l’espulsione dal gruppo dei Socialisti Europei), vincitore alle ultime elezioni nazionali, avrebbe subito una battuta d’arresto fermandosi al 25% dietro il 28% dei liberali europeisti con il 28%.
La resilienza dei Popolari
Secondo le prime stime del Parlamento europeo, i Popolari sono in testa in Germania, Cipro, Grecia, Bulgaria, Croazia, mentre in Olanda e Austria al primo posto sono gli euroscettici di Id. A Malta primi sono i Socialisti, in Danimarca primi sono i liberali-macroniani di Renew. Secondo le prime stime appena diffuse dal Parlamento europeo, se non c’è un trionfo dell’estrema destra paragonabile a quanto accaduto in Germania e in Austria, c’è comunque un’avanzata. Un elemento importante va tenuto conto: il raffronto rispetto al 2019 considera l’aumento dei seggi (dovuto a una modifica che riflette le modifiche demografiche di alcuni Stati membri) dai 705 di cinque anni fa ai 720 attuali. Detto questo, il Ppe potrebbe guadagnare 12 seggi rispetto al 2019, per arrivare a 186 seggi. In calo invece i socialisti, che perderebbero 6 seggi per fermarsi a 133. Tra i grandi perdenti i Verdi, che calerebbero di 18 seggi per attestarsi a 53 eurodeputati. Anche i liberali e macroniani di Macron vedono una perdita di 20 seggi (82 seggi).
Le ambizioni di Le Pen, Salvini e Orban
Tornando alla destra e destra estrema, i Conservatori, di cui fa parte FdI (che avrà una forte crescita rispetto al 2019), guadagnerebbero un seggio per arrivare a 70. In deciso aumento soprattutto il gruppo degli euroscettici Id (di cui fanno parte la Lega e il Rassemblement National di Marine Le Pen) che guadagnerebbe 11 seggi per arrivare a 60. Dati che non considerano altri gruppi di destra ed estrema destra non affiliati (tra cui i 18 seggi stimati per AfD) che potrebbero arrivare a 100 seggi. Parlando di AfD, secondo indiscrezioni, il partito punterebbe a rientrare nel gruppo Id avendo espulso il capolista Maximilian Krah (lo stesso che in un’intervista a Repubblica aveva dichiarato che “non tutte le SS erano criminali”). Il gruppo Id in quel modo arriverebbe a 78 seggi, scavalcando così i Conservatori e diventano quarto gruppo politico. Se si fondessero Conservatori e Id, come auspicano Marine Le Pen e il premier magiaro Viktor Orban, Conservatori e Id avrebbero secondo queste stime 130 seggi, o anche 148 includendo AfD, o 158 aggiungendo anche il Fidesz di Orbán, sarebbero il secondo gruppo dietro i Popolari. Scenario per ora non probabile viste le grandi divergenze interne su vari punti (anzitutto l’Ucraina), ma tutt’altro che da escludere. Del resto, basta anche un’alleanza (quella auspicata da Giorgia Meloni) senza una vera fusione per spostare decisamente il baricentro della prossima legislatura oltre a creare non pochi problemi al candidato presidente della Commissione Europea che dovrà ottenere una maggioranza in aula.