"Non far rumore" è il docufilm peoiettato nell'aula dei gruppi parlamentari alla Camera dei deputati, davanti agli studenti di alcune scuole. L'opera racconta la vicenda - a lungo sconosciuta - dei bambini italiani immigrati in Svizzera nel secondo Dopoguerra, costretti alla clandestinità. In quel periodo i lavoratori stagionali e gli immigrati annuali nella Confederazione non avevano diritto al ricongiungimento familiare, ovvero moglie e figli non potevano raggiungerli, con grande sofferenza da parte di entrambi. Per non separarsi dai propri cari, molti decisero di nascondere in casa i figli. Una scelta che ha portato a conseguenze molto dolorose: questi bambini vennero privati della socializzazione con i loro coetanei e anche della formazione scolastica, rendendo difficile il loro futuro lavorativo e anche il raggiungimento di un equilibrio psichico e affettivo.
Emergono così i traumi vissuti dai figli dei migranti. «La storia ci insegna che non dobbiamo mai distrarci o essere impreparati sulla questione dei diritti. Qui parliamo di diritti dell'infanzia a crescere liberi, ad andare a scuola, a essere curati. Cosa che a volte diamo per scontata. Ma la storia e anche l'attualità ci insegnano che non è così, che i primi a pagare le conseguenze in caso di guerra o catastrofe sono sempre i minori»: con queste parole Alessandra Rossi, autrice del docufilm prodotto da Rai3, ha introdotto la proiezione che ha commosso i presenti in sala.
«È grave quando a essere calpestati sono i diritti di chi, per età e consapevolezza, non è in grado di rivendicarli. Siamo parte di una comunità - ha aggiunto la vicepresidente della Camera, Anna Ascani, che ha ospitato l'evento - e siamo responsabili di ciò che noi stessi facciamo, ma anche di quello che vediamo accadere sotto i nostri occhi. Abbiamo il dovere della solidarietà e della fraternità». La capogruppo del Pd in commissione Istruzione, Irene Manzi, ha voluto ribadire che «questa proiezione è l'occasione per riflettere su cosa significhi essere un bambino a cui è stata negata l'infanzia. Negazione che, purtroppo, racconta di storie che molti minori vivono oggi. È molto importante che una sede istituzionale ospiti questo film per conoscere e farsi carico della sofferenza e del dolore patito dai bambini e dalle loro famiglie». Anche Toni Ricciardi, vicepresidente del gruppo Pd, ha voluto sottolineare che «questo è un documento di verità che insegna a comprendere il presente». Tra gli invitati, anche il deputato di Fdi, Alessandro Amorese. Era presente il regista del docufilm, Mario Maellaro. «Un bambino dovrebbe poter studiare, vivere e ascoltare favole - ha affermato lo scrittore Maurizio De Giovanni nel dibattito introduttivo sul film -. Dovrebbe poter essere felice, giocare, sorridere alla madre. Uno Stato che non accoglie e respinge i bambini, uno Stato che aspetta e non dà la cittadinanza a un bambino nato e che ha studiato nel Paese non fa un buon servizio. I bambini devono essere protetti. Un Paese si giudica da come si comporta con l'infanzia»-