È la Turchia a mettere in guardia i Paesi Ue: «Se non riusciamo a creare zone di sicurezza nel nord della Siria» diventerà «inevitabile» che «oltre sette milioni » di profughi prendano «la strada dell’Europa». Cifre allarmanti, che però sono superiori ai profughi attualmente provocati dalla crisi siriana e irachena: circa 5 milioni. Intanto l’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini lancia un «segnale di speranza ». La missione antiscafisti, che avvierà la fase due il 7 ottobre, cambia nome e da 'Eunavfor Med' diventa 'Sofia', come la bambina nata di recente su una delle navi impegnate nell’operazione. Il presente però, non è incoraggiante. Intanto dalla 'rotta balcanica' giungono notizie allarmanti. «Centinaia di migranti sono stati caricati sui carri merci a Zakany, nei pressi del confine tra Ungheria e Croazia, senza acqua né cibo», lo hanno denunciano all’Ansavolontari e attivisti ungheresi. Le autorità «si sono giustificate dicendo di non avere treni passeggeri a disposizione» per il trasferimento verso il confine austriaco, a oltre 200 chilometri. E sull’isola di Lesbo, in Grecia, sono sbarcati 1.200 profughi in meno di un’ora: 24 barconi in tutto, ognuno carico di una cinquantina di persone. Nelle stesse ore i capi di Stato e di governo dell’Unione europea si sono impegnati a destinare almeno 1 miliardo di euro di aiuti per i rifugiati siriani in Medio Oriente ed aumentare la collaborazione per ridurre i flussi di migranti verso il Vecchio Continente, nel corso di un summit «in cui la tensione è stata minore di quanto temuto in questi giorni», hanno confermato varie fonti. Italia e Grecia dovranno istituire entro novembre i cosiddetti 'hotspot', luoghi dove registrare i nuovi arrivati e prendere loro le impronte digitali, e al tempo stesso prenderà avvio il processo di ridislocazione dei siriani e di altri rifugiati tra gli Stati Ue, con il rimpatrio dei migranti economici verso i paesi d’origine. Legare gli hotspot ai rimpatri è stata una battaglia italiana, per non ingolfare i centri di accoglienza. Ma lo scoglio sono gli accordi di riammissione con i Paesi di origine. Fonti ammettono che per l’Italia «sarà più dura» vista la natura «mista» dei flussi. Quanto al vertice Ue, il momento di maggiore scontro si è registrato quando Alexis Tsipras è finito sulla graticola sulla graticola al summit straordinario dei leader Ue. Vari partner rimproverano alla Grecia le migliaia di migranti che attraversano la frontiera senza registrazione ed il fuoco che covava nella cenere si accende in una discussione sugli hotspot, conclusa con la decisione di attivarli entro due mesi. Il 7 ottobre, però, partiranno i raid contro gli scafisti in acque internazionali.
È la 'Fase 2' della missione dell’Unione Europea nel Mediterraneo. Segue quella della raccolta delle informazioni di intelligence, e prevede ora operazioni di abbordaggio, perquisizione e sequestro delle imbarcazioni e degli strumenti usati dai trafficanti in acque internazionali. Sono 22 i Paesi che parteciperanno in vario modo alle operazioni. Gli uomini impiegati saranno 1.398. Le navi che comporranno il dispositivo al momento sono la portaerei Cavour, un sottomarino italiano, una fregata tedesca e una nave ausiliaria britannica, ma diventeranno 8 o 10, a seconda del contributo dei singoli Stati, che sarà ufficializzato nei prossimi giorni. «La decisione politica è stata presa», ha spiegato l’alto rappresentante della politica estera dell’Ue, Federica Mogherini, in visita al quartier generale dell’operazione a Roma. Un contesto che rappresenta anche una sfida per le modalità di assistenza e soccorso. Specie dei ragazzi. «I migranti minorenni che arrivano in Italia - ha detto monsignor Giancarlo Perego, direttore della fondazione Migrantes – devono essere subito affidati a qualcuno, altrimenti non possiamo dire che siano in una situazione di garanzia e tutela».