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presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha intenzione di verificare gli effetti della prescrizione breve prima della sua approvazione finale da parte del Parlamento. Le polemiche continuano. Il Pd annuncia battaglia: «Non gli faremo calendarizzare il processo breve in aula» al Senato, dice la
presidente dei senatori del Pd Finocchiaro. Sul fronte del governo, vertice tra il presidente del Consiglio, Berlusconi e i capigruppo della maggioranza per fare il punto sul prosieguo della legislatura.
NAPOLITANO,VALUTERO' EFFETTI PRIMA VOTO FINALE Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha intenzione di verificare gli effetti della prescrizione breve prima ancora della sua approvazione finale da parte del Parlamento. A chi gli chiedeva infatti cosa pensasse delle molte preoccupazioni espresse dal Csm e dalle famiglie delle vittime di Viareggio sul fatto che la legge possa fare saltare molti processi, il capo dello Stato - a margine dell'inaugurazione della ristrutturata stazione centrale di Praga - ha detto: «Valuterò i termini di questa questione quando saremo vicini al momento dell'approvazione definitiva in Parlamento».Pensare a un intervento preventivo del Quirinale sulla legge sul processo breve «è del tuttoarbitrario». È quanto fanno sapere fonti della Presidenza della Repubblica, interpellate in merito alle letture che oggi sono state date alla risposta del capo dello Stato Giorgio Napolitano a chi gli chiedeva, a Praga, valutazionisul provvedimento approvato ieri dalla Camera. Negli ambienti del Quirinale si osserva che l'espressione «vicini al momento» significa che il capo dello Stato comincerà a esaminare il testo alla vigilia della decisione che gli toccherà prendere a proposito della promulgazione.Interpretare quindi le sue parole come annuncio di un intervento preventivo, ribadiscono gli ambienti del Quirinale, è del tutto arbitrario.
BERLUSCONI, CON IL COLLE CHIARIREMO TUTTODobbiamo «chiarire» con il Colle e spiegare bene gli effetti di questo provvedimento. Così
Silvio Berlusconi nel corso del vertice a palazzo Grazioli è tornato sulla necessita di avviare un «dialogo» con i capo dello Stato, secondo quanto riferito da alcuni partecipanti, dicendosi convinto che anche il Colle comprenderà le ragioni del provvedimento. «Dopo il bel risultato che abbiamo ottenuto ieri
andiamo avanti con la legge sulle intercettazioni perché intorno a questo provvedimento c'é un grande consenso popolare. Le gente non vuole sentirsi spiata». Lo ha detto il premier, a quanto raccontano, nel corso del vertice a palazzo Grazioli con i capigruppo della maggioranza.
ANM, AMNISTIA PERMANENTE CHE UCCIDE PROCESSILa legge sulla prescrizione breve approvata ieri dalla Camera«è un'amnistia permanente per numerosi gravi reati, come la corruzione, l'evasione fiscale, la truffa, la truffa ai danni dello Stato, l'appropriazione indebita, l'omicidio e le lesioni colpose, quelli in materia di ambiente e di infortuni sul lavoro». Lo sostiene l'Anm, aggiungendo che il provvedimento «uccide i processi».
L'AULA APPROVA IL PROCESSO BREVE«È andata come dicevo. La maggioranza ha dimostrato coesione, forza... Ora sarà tutto in discesa, andremo avanti come un treno fino al 2013». Montecitorio ha appena detto sì al processo breve e al telefono deputati e ministri gli danno la notizia: 314 contro 296. «Bene, bene, noi siamo forti; i nostri avversari invece sono allo sbando». Ed è già l’ora di guardare avanti. Sprona i suoi: «Ora c’è la riforma della giustizia poi passeremo ad affrontare la questione dell’architettura costituzionale». Non a caso proprio ieri è stata presentata ufficialmente la bozza alle Commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera. «Noi abbiamo dimostrato compattezza, loro invece si sono divisi. La maggioranza è salda, compatta e cresce e presto crescerà ancora. Al contrario dell’opposizione che invece in questi giorni ha fatto l’ennesima figuraccia». Al Senato - con i numeri più favorevoli - si profila, al confronto, una passeggiata. E Berlusconi è fiducioso che il processo breve potrà diventare legge già nella settimana dopo Pasqua. «È una legge che ci mette al passo dell’Europa, altro che legge ad per- sonam». «I numeri ci sono», dice soddisfatto anche Umberto Bossi. «E cresceranno», si dice sempre più convinto, il premier. È il giorno della resa, per le opposizioni. Nella consapevolezza, forse, che ora lo scontro si sposta fuori dall’aula. Subito in piazza, ma in seguito, forse, anche davanti alla Consulta, come lasciano intendere sia Casini che Fassino, e c’è attesa anche sulle valutazioni del Quirinale. L’immagine plastica della sconfitta parlamentare delle opposizioni si era avuta già nel pomeriggio col doppio colpo sancito dagli esiti delle votazioni. Passava alle 17 l’articolo 3, nell’ultima versione del relatore Maurizio Paniz sulla prescrizione breve. Ma ancor più importante era il segnale che arrivava subito dopo, quando veniva accordato dalla presidenza il voto segreto (chiesto dal Pd) su un emendamento proposto dal-l’Idv riguardante l’inappellabilità delle sentenze relative alla competenza territoriale. Una questione meramente tecnica, che però diventava di fatto un test su eventuali mal di pancia su un versante o sull’altro. Ma, sorpresa, i no - in conformità alle posizioni della maggioranza - salivano nel segreto dell’urna a 316, contro 288. Nella maggioranza contavano una dozzina di voti in libera uscita dalle opposizione in base alle presenze al momento del voto. Partiva la caccia ai franchi tiratori, dalla maggioranza si alludeva chiaramente ai malumori nell’area moderata di Fli che fa capo ad Adolfo Urso. E quando Berlusconi parla della compattezza delle sue fila e dello sbandamento nelle fila altrui si riferisce proprio all’esito di questo voto segreto, di cui era stato tempestivamente informato.Anzi, nel pomeriggio erano trapelati sull’onda di questo episodio auspici anche più roboanti del premier, con un nuovo obiettivo: «Quota 345». Alla fine il voto finale sul provvedimento si avvicina di molto alla fatidica quota di autosufficienza (316) senza ancora raggiungerla. «La maggioranza tiene», si dice però soddisfatto il coordinatore Denis Verdini: «Il Pdl è una macchina da guerra, abbiamo tenuto bene per due giorni e dimostrato coesione» osserva, al termine del voto a Montecitorio, ricordando le assenze. Quanto invece al successo più ampio raggiunto sul voto segreto segnala invece «un sentimento », sostiene Verdini. Il processo breve, salvo ostacoli successivi, si appresta quindi a diventare legge dello Stato.E Maurizio Gasparri invita il Cavaliere a non disdegnarne l’uso a fini processuali, segnatamente nel caso Mills. «Fossi in lui - dice il capogruppo al Senato del Pdl - lo utilizzerei perché è colpito da un modo fazioso e illegale di esercitare le azioni giudiziarie nei suoi confronti. Il problema qui è non fare lotta politica abusando della funzione di magistrato». E anche nel governo l’aria è più distesa: «La maggioranza è coesa e in grado di proseguire senza timori sulla strada delle riforme », dice il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini. «Si rassegnino, il governo Berlusconi durerà fino al 2013». «Ora, le riforme», dice Michela Brambilla.
Angelo Picariello