giovedì 14 aprile 2011
Il presidente della Repubblica ha intenzione di verificare gli effetti della prescrizione breve prima della sua approvazione finale da parte del Parlamento. Berlusconi: bisogna convincerlo. E intanto il premier va avanti con la legge sulle intercettazioni.
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Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha intenzione di verificare gli effetti della prescrizione breve prima della sua approvazione finale da parte del Parlamento. Le polemiche continuano. Il Pd annuncia battaglia: «Non gli faremo calendarizzare il processo breve in aula» al Senato, dice la presidente dei senatori del Pd Finocchiaro. Sul fronte del governo, vertice tra il presidente del Consiglio, Berlusconi e i capigruppo della maggioranza per fare il punto sul prosieguo della legislatura.NAPOLITANO,VALUTERO' EFFETTI PRIMA VOTO FINALE Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha intenzione di verificare gli effetti della prescrizione breve prima ancora della sua approvazione finale da parte del Parlamento. A chi gli chiedeva infatti cosa pensasse delle molte preoccupazioni espresse dal Csm e dalle famiglie delle vittime di Viareggio sul fatto che la legge possa fare saltare molti processi, il capo dello Stato - a margine dell'inaugurazione della ristrutturata stazione centrale di Praga - ha detto: «Valuterò i termini di questa questione quando saremo vicini al momento dell'approvazione definitiva in Parlamento».Pensare a un intervento preventivo del Quirinale sulla legge sul processo breve «è del tuttoarbitrario». È quanto fanno sapere fonti della Presidenza della Repubblica, interpellate in merito alle letture che oggi sono state date alla risposta del capo dello Stato Giorgio Napolitano a chi gli chiedeva, a Praga, valutazionisul provvedimento approvato ieri dalla Camera. Negli ambienti del Quirinale si osserva che l'espressione «vicini al momento» significa che il capo dello Stato comincerà a esaminare il testo alla vigilia della decisione che gli toccherà prendere a proposito della promulgazione.Interpretare quindi le sue parole come annuncio di un intervento preventivo, ribadiscono gli ambienti del Quirinale, è del tutto arbitrario.BERLUSCONI, CON IL COLLE CHIARIREMO TUTTODobbiamo «chiarire» con il Colle e spiegare bene gli effetti di questo provvedimento. Così Silvio Berlusconi nel corso del vertice a palazzo Grazioli è tornato sulla necessita di avviare un «dialogo» con i capo dello Stato, secondo quanto riferito da alcuni partecipanti, dicendosi convinto che anche il Colle comprenderà le ragioni del provvedimento. «Dopo il bel risultato che abbiamo ottenuto ieri andiamo avanti con la legge sulle intercettazioni perché intorno a questo provvedimento c'é un grande consenso popolare. Le gente non vuole sentirsi spiata». Lo ha detto il premier, a quanto raccontano, nel corso del vertice a palazzo Grazioli con i capigruppo della maggioranza.ANM, AMNISTIA PERMANENTE CHE UCCIDE PROCESSILa legge sulla prescrizione breve approvata ieri dalla Camera«è un'amnistia permanente per numerosi gravi reati, come la corruzione, l'evasione fiscale, la truffa, la truffa ai danni dello Stato, l'appropriazione indebita, l'omicidio e le lesioni colpose, quelli in materia di ambiente e di infortuni sul lavoro». Lo sostiene l'Anm, aggiungendo che il provvedimento «uccide i processi».

L'AULA APPROVA IL PROCESSO BREVE«È andata come dicevo. La mag­gioranza ha dimostrato coe­sione, forza... Ora sarà tutto in discesa, andremo avanti come un treno fi­no al 2013». Monte­citorio ha appena detto sì al processo breve e al telefono deputati e ministri gli danno la notizia: 314 contro 296. «Be­ne, bene, noi siamo forti; i nostri avver­sari invece sono al­lo sbando». Ed è già l’ora di guardare avanti. Sprona i suoi: «O­ra c’è la riforma della giustizia poi passere­mo ad affrontare la questione dell’archi­tettura costituzionale». Non a caso proprio ieri è stata presentata ufficialmente la boz­za alle Commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera. «Noi abbiamo di­mostrato compattezza, loro invece si sono divisi. La maggioranza è salda, compatta e cresce e presto crescerà ancora. Al contra­rio dell’opposizione che invece in questi giorni ha fatto l’ennesima figuraccia». Al Senato - con i numeri più favorevoli - si profila, al confronto, una passeggiata. E Ber­lusconi è fiducioso che il processo breve potrà diventare legge già nella settimana dopo Pasqua. «È una legge che ci mette al passo dell’Europa, altro che legge ad per- sonam». «I numeri ci sono», dice soddi­sfatto anche Umberto Bossi. «E cresceran­no», si dice sempre più convinto, il premier. È il giorno della resa, per le opposizioni. Nella consapevolezza, forse, che ora lo scontro si sposta fuori dall’aula. Subito in piazza, ma in segui­to, forse, anche da­vanti alla Consulta, come lasciano in­tendere sia Casini che Fassino, e c’è at­tesa anche sulle va­lutazioni del Quiri­nale. L’immagine plastica della scon­fitta parlamentare delle opposizioni si era avuta già nel po­meriggio col doppio colpo sancito dagli e­siti delle votazioni. Passava alle 17 l’artico­lo 3, nell’ultima versione del relatore Mau­rizio Paniz sulla prescrizione breve. Ma an­cor più importante era il segnale che arri­vava subito dopo, quando veniva accorda­to dalla presidenza il voto segreto (chiesto dal Pd) su un emendamento proposto dal-­l’Idv riguardante l’inappellabilità delle sen­tenze relative alla competenza territoriale. Una questione meramente tecnica, che però diventava di fatto un test su eventua­li mal di pancia su un versante o sull’altro. Ma, sorpresa, i no - in conformità alle po­sizioni della maggioranza - salivano nel se­greto dell’urna a 316, contro 288. Nella mag­gioranza contavano una dozzina di voti in libera uscita dalle opposizione in base alle presenze al momento del voto. Partiva la caccia ai franchi tiratori, dalla maggioran­za si alludeva chiaramente ai malumori nel­l’area moderata di Fli che fa capo ad Adolfo Urso. E quando Berlusconi parla della compat­tezza delle sue fila e dello sbandamento nelle fila altrui si riferisce proprio all’esito di questo voto segreto, di cui era stato tem­pestivamente informato.Anzi, nel pome­riggio erano trapelati sull’onda di questo episodio auspici anche più roboanti del premier, con un nuovo obiettivo: «Quota 345». Alla fine il voto finale sul provvedimento si avvicina di molto alla fatidica quota di au­tosufficienza (316) senza ancora raggiun­gerla. «La maggioranza tiene», si dice però soddisfatto il coordinatore Denis Verdini: «Il Pdl è una macchina da guerra, abbiamo tenuto bene per due giorni e dimostrato coesione» osserva, al termine del voto a Montecitorio, ricordando le assenze. Quan­to invece al successo più ampio raggiunto sul voto segreto segnala invece «un senti­mento », sostiene Verdini. Il processo breve, salvo ostacoli successivi, si appresta quindi a diventare legge dello Stato.E Maurizio Gasparri invita il Cava­liere a non disdegnarne l’uso a fini proces­suali, segnatamente nel caso Mills. «Fossi in lui - dice il capogruppo al Senato del Pdl - lo utilizzerei perché è colpito da un mo­do fazioso e illegale di esercitare le azioni giudiziarie nei suoi confronti. Il problema qui è non fare lotta politica abusando del­la funzione di magistrato». E anche nel governo l’aria è più distesa: «La maggioranza è coesa e in grado di prose­guire senza timori sulla strada delle rifor­me », dice il ministro dell’Istruzione, Ma­riastella Gelmini. «Si rassegnino, il governo Berlusconi durerà fino al 2013». «Ora, le riforme», dice Michela Brambilla. Angelo Picariello
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