Lo scenario è quello a cui sono abituati i telespettatori affezionati al modello di X Factor. I cinque podi con i candidati alle primarie del centrosinistra sono la vera novità per gli italiani, che hanno assistito da poco alla sfida americana tra Obama e Romney. Bruno Tabacci, Laura Puppato, Matteo Renzi, Nichi Vendola e Pier Luigi Bersani vengono presentati con una rapida pennellata sul curriculum privato. Sobrio il look di Tabacci e Vendola. Semplice ed elegante l’unica donna. Cravatta viola (come il colore della sua città e della sua squadra) per il sindaco di Firenze. Rossa per il leader del Pd, che con lo stesso colore si presenta alle grandi occasioni. Rapido, efficace, conciso il confronto, che svela i caratteri dei protagonisti.Sfoggia anni di esperienza parlamentare il candidato dell’Api. Serena, come chi ha poco da perdere, Puppato. Scanzonato nel voltarsi per seguire le parole degli avversari, il sindaco rottamatore, arrivato con il suo camper. Emozionato il governatore pugliese, a stento sta dietro ai tempi stringenti che impone la trasmissione. Padrone di sé, il segretario pd appare disinvolto.I cinque vengono catapultati nella crisi economica ed è subito confronto su tasse, evasione, Imu, lavoro, alleanze... Le ricette si incrociano e si scontrano. Il sindaco di Firenze si sbilancia meno di fronte all’ipotesi di una modifica del patto di stabilità: «In questo momento anche soltanto dirlo fa un danno all’Italia», dice Renzi. «Non c’è bisogno di toccare il patto di stabilità ma di aggiungere una serie di politiche», secondo Bersani. Si discosta Vendola: «Bisogna avere un rigore non cieco, mirato. L’Europa non c’è se non difende il suo welfare».Poi però tutti e cinque si ritrovano contro la legge Fornero e contro le scelte di Marchionne, mentre sui diritti alle coppie gay torna a vedersi una forbice, confermata sulle alleanze. La riforma del lavoro «è uno sfregio alla civiltà», secondo il governatore pugliese. «Va ritoccata», per Bersani, mentre Renzi propone la ricetta Ichino della «flexsecurity». Toni diversi, ma ancora in sintonia, riguardo all’Ad Fiat. C’è chi ironizza e chi va dritto al problema: Sergio Marchionne deve chiarire i suoi piani per l’Italia. «Un anno fa ha detto che puntava sulla bassa gamma e ora sull’alta – ricorda Bersani – mi faccia capire meglio perché mi pare piuttosto osè...». Fa "mea culpa" Renzi: «Sono uno di quelli che ha creduto» in Marchionne «e per questo mi sono preso un sacco di accuse. Ora mi sento deluso e tradito». Più deciso ancora Vendola: «Non si fa un atto di fede su un piano industriale». Anche Tabacci incalzerebbe Marchionne: «Gli chiederei conto delle sue intenzioni perché un’azienda grande come la Fiat ha avuto tanto dall’Italia». E Puppato: «Cosa sta facendo per i più deboli e per i lavoratori?».I cinque si sottopongono alle domande del pubblico, ma non prima di aver chiarito le posizioni sulle coppie gay. Renzi: «Io sono impegnato a fare la civil partnership», ma sulle adozioni per i gay non si mostra disponibile. «Fra massimalismo e minimalismo bisogna trovare una strada. Io sono per prendere la legislazione tedesca», ripete Bersani, che usa «ancora un supplemento di precauzione» sulle adozioni. Diritti pieni da Vendola e Puppato. Unico a distinguersi Tabacci, che si limita a «un’estensione dei diritti».Divisi anche sulle alleanze. Casini è il pomo della discordia. Bersani apre, ma Renzi e Vendola non ne vogliono sapere. Tabacci lancia Monti al Quirinale, mentre lo scontro si registra anche sui tagli ai costi della politica. Il candidato Api mette poi in guardia dal populismo un Renzi convinto che serva una «riduzione dei posti più che dei costi». I toni restano pacati nel confronto serrato e Grillo resta solo una comparsa sullo sfondo. E dopo l’appello finale il sindaco di Milano Pisapia consegna ai 5 una lettera, con «l’obiettivo» di un «governo di centrosinistra». Fuori le strette di mano, e la "conta" degli esperti dei sondaggi.