Sabato 17 ottobre 2020, dalle ore 9.30, si svolge la trentesima edizione del Premio Cuore Amico. Presentata da Nunzia Vallini, direttore del quotidiano Giornale di Brescia e della rete televisiva Teletutto, la consegna del premio si tiene a Brescia in Sala Libretti presso la sede del Giornale di Brescia.
Istituito dall’Associazione Cuore Amico Fraternità Onlus nel 1990 per valorizzare la grande opera di evangelizzazione e impegno sociale svolta dalla Chiesa a favore dei poveri, il “Nobel missionario” destina ogni anno € 150mila, complessivamente, a tre missionari, religiosi e laici, che vengono premiati per la loro attività nel mondo.
A ricevere l’onorificenza quest’anno nella vigilia della Giornata missionaria mondiale sono un religioso, una religiosa e un laico. "Uomini e donne, che fidandosi della parola di Gesù, si mettono in gioco; non in base a progetti o a strategie politiche, ma mossi da quella compassione che fa sciogliere il cuore e apre lo sguardo su una umanità che ha bisogno di ascoltare, di essere guarita e di essere sfamata. Ricorderemo queste persone nella Giornata Missionaria Mondiale con il Premio Cuore Amico" ha spiegato don Flavio Dalla Vecchia, presidente di Cuore Amico Fraternità Onlus.
Ecco chi sono e come si sono spesi al servizio del Vangelo nel mondo
PADRE RINALDO DO
Religioso originario di Darfo, nella Valcamonica, Missionario della Consolata che, dal 1991, si spende per il Vangelo nella Repubblica Democratica del Congo.
Padre Rinaldo Do è originario di Darfo, nella Valcamonica. Da piccolo era un po’ discolo, ma gli piaceva ascoltare i racconti dei missionari che passavano dalla valle animando ragazzi e giovani alla missione. «Erano entusiasmanti – dice – e ci invitavano sempre ad avere un cuore grande e generoso. Quando andai dal mio parroco a salutarlo e dirgli che partivo per diventare missionario, mi disse: No, Rinaldo no! Sei troppo birichino!».
Ordinato prete nel 1984, vive per sei anni in Spagna e poi, nel 1991, si reca nell’Alto Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo) che, in più di trent’anni di missione, ha percorso in lungo e in largo, occupandosi sempre dei poveri. Infatti, in questo Paese ricchissimo di risorse naturali, è passato dalle periferie immense di Kinshasa alla savana di Doruma e alle foreste di Neisu.
Ha resistito a malaria, ebola e alla guerriglia dei ribelli del Nord ma, al di là delle tante difficoltà affrontate, affiora sempre la volontà di infondere coraggio e fede a chi vive nella miseria, distribuendo Bibbie ma anche biciclette, scavando pozzi, costruendo case, scuole, dispensari, centri nutrizionali.
Sempre a servizio della missione, di popoli, lingue e culture diverse, testimonia a tutti coloro che incontra che Dio non è lontano, ma cammina con noi ogni giorno.
Riguardo alla sua chiamata dice:
«il dono di essere sacerdote, missionario, religioso, non è un dono che riguarda le mie qualità, le mie capacità e debolezze, ma è un dono che viene da Dio».
SUOR CATERINA GASPAROTTO
Religiosa attiva dal 2005 in Asia e Oceania (prima nelle Filippine, poi in Papua Nuova Guinea) con diverse opere sociali in favore di bambini e adulti.
Suor Caterina Gasparotto è nata a Marostica nel 1966. Dopo aver conseguito il diploma magistrale, ha cominciato nel 2000 un’esperienza di vita comunitaria al servizio dei poveri e dei bambini, nella Congregazione delle Scuole di Carità – Padri Cavanis. È una piccolissima realtà riconosciuta in Papua Nuova Guinea a livello diocesano, chiamata a vivere il carisma che i fratelli Cavanis (inizio 1800) hanno lasciato in dono alla Chiesa.
Nel 2005 è partita per le Filippine nell’isola di Mindanao, alla periferia di Davao City dove, insieme a una consorella, ha cominciato la sua vita di missione.
Dal 2013 si è spostata in Papua Nuova Guinea. È un Paese in cui la popolazione vive prevalentemente nelle aree rurali, spesso completamente isolate, con una forma di vita ancora primitiva.
Molti sono i problemi sociali: l’analfabetismo dilagante, la mortalità infantile molto alta, come anche l’incidenza del virus dell’Hiv. Un altro grave problema riguarda l’abuso di alcol e droghe, utilizzate anche dai più piccoli per combattere la fame.
Da una casa di legno di proprietà della Diocesi, nella foresta, suor Caterina ha avviato una missione a Bereina Station con una scuola elementare, una scuola per adulti, una tipografia per stampare i libri scolastici, una panetteria, un pozzo e un orto che permette di insegnare alle donne come coltivare. Dando loro un piccolo lavoro possono così provvedere alla mensa per i bambini e per coloro che ruotano attorno alla missione.
GABRIELE LONARDI
E infine il medico laico che, dal 1980, si occupa in Brasile della salute degli Indios Suruwahá dell’Amazzonia.
Per raggiungere i suoi pazienti, gli Indios Suruwahá, impiega da quindici a venti giorni. Dipende dallo stato dei fiumi. È così che Gabriele Lonardi, medico veronese con laurea a Padova e specializzazione in malattie tropicali a Lisbona, esercita la sua professione.
Andò in Brasile nel 1980 per un progetto di cooperazione gestito da una Organizzazione Non Governativa padovana. Lavorò nell’Espírito Santo e poi nel Piauí, al nord-est.
Quando ci fu la possibilità di recarsi nell’Amazzonia più profonda accettò di trasferirsi a Lábrea, all’estremo opposto del Brasile. Sono anni che Lonardi compie così lunghe trasferte in queste terre remote e inaccessibili, per occuparsi della salute di popolazioni che sono ferme a forme di vita ancora primitive.
Cura malaria, tubercolosi, anemie, filariosi, lebbra, verminosi che distruggono soprattutto i bambini. Le peggiori malattie tropicali qui proliferano tutte, trasmesse dagli insetti e aggravate dal clima, dall’igiene inesistente, dalla mancanza di medicine e di ospedali.
Di sé dice: «Ho seguito semplicemente il messaggio contenuto nella Enciclica Populorum Progressio di San Paolo VI che invitava la Chiesa a seguire il grido dei poveri e mettersi a disposizione, esortando i laici a un impegno personale. Gli Indios sono esseri umani come noi e anche loro hanno diritto alla salute. Se la vita quasi casualmente mi ha portato da loro, come medico ho il dovere di prendermene cura.
E qui mi sento davvero utile, agli altri e a me stesso».
IL "NOBEL DEI MISSIONARI": ECCO COS'È
Il “Nobel dei missionari” viene assegnato ogni anno a ottobre, alla vigilia della Giornata missionaria mondiale e ha una dotazione complessiva di € 150mila. Con questa cifra i premiati renderanno possibili progetti significativi e urgenti, come la costruzione di impianti idraulici e fognari a Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo), l’aiuto ai poveri nella Diocesi di Bereina (Papua Nuova Guinea) e l’assistenza sanitaria ai lebbrosi del Rio Javarì (Brasile).
Il pubblico non sarà ammesso alla cerimonia per le restrizioni anti-Covid, ma chiunque sabato dalle 9.30 potrà seguire la diretta streaming collegandosi al sito www.giornaledibrescia.it e al pagina facebook di Cuore Amico.
Va ricordato inoltre che per la seconda edizione del Premio Carlo Marchini, che riconosce € 10.000 a un missionario, anche l’associazione Carlo Marchini Onlus rimarca nella stessa giornata, il suo impegno a sostegno dell’infanzia in Brasile. Verrà premiata la suora salesiana Celuta da Cunha Teles che, dal 1998 al 2017, ha compiuto un’importante opera di evangelizzazione e promozione sociale nei centri di accoglienza realizzati dall’Associazione Carlo Marchini a Nova Contagem (nello Stato del Minas Gerais) e ad Aparecida de Goiania (nello Stato del Goiàs), dedicati rispettivamente alle figure bresciane di Chiara Palazzoli, ragazza molto attiva nel volontariato, venuta purtroppo a mancare giovanissima, e di padre Giovanni Pini, sacerdote che ha diffuso in ogni occasione della sua vita la devozione al Santo Rosario.