mercoledì 2 febbraio 2011
Vertici-fiume a Palazzo Grazioli. Economia e processo breve le priorità. L’esecutivo tenta di uscire dall’assedio sul caso Ruby, rilanciando l’azione politica. Prudenza invece sull’ipotesi rimpasto. Letta non vuole attriti col Colle. La Russa: solo posti vuoti da riempire, nessuna rivoluzione.
- Il richiamo del Quirinale: serve «senso del limite»
COMMENTA E CONDIVIDI
Un vertice fiume, di sei ore, con tutta la dirigenza del Pdl. Obiettivo: rilanciare in grande stile l’offensiva politica e di governo a trecentosessanta gradi e uscire dalla palude dello scandalo Ruby. Corollario: alle dimissioni il premier non ci pensa affatto. E, dunque, sul tavolo di Palazzo Grazioli sono stati analizzati e sviscerati tutti i temi del momento. A cominciare dalle misure economiche, passando per la giustizia, l’allargamento e la stabilizzazione della maggioranza, la composizione del governo, il federalismo e i rapporti con la Lega e con le opposizioni.Sull’economia, Berlusconi ha intenzione di procedere a riconquistare il consenso, recentemente un po’ appannato, degli imprenditori, arrivando persino a chiedere una riforma della Costituzione in senso liberista, così come da tempo propone il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. A nessuno del Pdl sfugge il fatto che una riforma costituzionale sia lunga, complessa e tutta in salita, specie senza il consenso dell’opposizione. Tuttavia, in politica a volte è anche il gesto che conta. Accanto al ddl costituzionale, inoltre, saranno previste, in un prossimo Consiglio dei ministri, altre misure per lo sviluppo: il rilancio del piano casa, quello per il Mezzogiorno, la riforma dei servizi pubblici locali. Prematuri i tempi, invece, per la grande rivoluzione fiscale. Un tema, però, ineludibile per il premer che intende comunque giocarselo nello scorcio finale della legislatura o, se non dovesse arrivarci, in chiave elettorale. Sulla Giustizia lo Stato maggiore del Pdl ha fatto quadrato. Sono state esaminate e discusse, in chiave critica, la perquisizione al "Giornale" sul caso Brigandì e l’apertura dell’inchiesta su Franco Frattini per le sue dichiarazioni al Senato sul caso Fini-Montecarlo. Due fatti che, a giudizio di tutti, confermano ancor di più la presenza di una offensiva della parte politicizzata della magistratura per colpire il governo. Il ministro della Giustizia Angelino Alfano, parlando da Bruxelles, ha confermato che l’intenzione del governo è quella di rispolverare la riforma del processo breve. Il ddl, ha spiegato Alfano, «non è mai stato cancellato dall’agenda politica della coalizione e, quindi, è stata decisa una ricalendarizzazione alla Camera». Il ministro ha riferito che i contrasti sul provvedimento non sono legati all’accorciamento della durata dei processi futuri, che tutti trovano necessaria, quanto all’applicazione ai processi in corso. «Il Parlamento – ha aggiunto – sarà la sede per entrare nel merito della questione». Nel vertice si è convenuta una linea da seguire: risposte dure e puntuali quando i giudici mettono a repentaglio diritti della difesa o prerogative parlamentari, ma nessuna campagna anti-pm generalizzata. Sul federalismo, il Pdl non vuole certamente entrare in rotta di collisione con la Lega, che chiede di far presto. Ma, ugualmente, non vuole chiudere la porta a migliorie e proposte che possono venire incontro anche al favore delle opposizioni. Ultime questioni: allargamento della maggioranza e inserimenti nel governo. Due elementi che si legano insieme. Berlusconi si sarebbe convinto della necessità di non muovere troppe caselle, per non creare attriti con il Quirinale, che darebbe l’altolà in caso di cambiamenti troppo radicali senza passare per la creazione di un nuovo esecutivo. Spiega il ministro Ignazio La Russa: «Si parla di riempire posti vuoti: più che un rimpasto è un riposizionamento di caselle». Nei prossimi giorni sono peraltro attesi nuovi arrivi alla Camera: si parla di cinque deputati delle opposizioni e del gruppo misto.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: