Stefano Lepri
La «novità straordinaria» è che dal terzo figlio c’è una «maggiorazione importante» del 30% dell’assegno che lievita da 167 a 217 euro. «Questo è un grande segnale di attenzione, perché in tutte le misure finora adottate tanto più era numerosa la famiglia tanto minore era l’importo per figlio», sottolinea Stefano Lepri, autore con il collega del Pd Graziano Delrio del ddl sull’assegno unico. Un’inversione di tendenza che sancisce il favor per i nuclei più numerosi e ribadisce il principio dell’equità, che è alla base della misura. Il decreto-ponte certifica che «a passi veloci e con il pochissimo tempo avuto, anche per il Covid, abbiamo messo nel mirino la meta del 1 gennaio».
Quali i primi risultati?
Il primo riguarda il carattere di universalità. Finalmente autonomi , liberi professionisti, partite Iva, piccoli imprenditori fruiranno di un assegno, oltre che delle detrazioni. Con loro gli incapienti. Erano senza reddito e senza alcun aiuto, un doppio paradosso. Si va così anche nel senso della continuità dell’assegno per chi perde il lavoro. E a regime tutti avranno qualcosa in più con l’assegno unico che sarà più robusto di quello temporaneo. Abbiamo 3 miliardi nei prossimi sei mesi e 6 a regime dal 2022. Speriamo di aggiungerne qualcuno.
Certo la 'giungla' non è ancora disboscata.
Non abbiamo toccato le detrazioni, che sarebbe stato complicato cambiare a metà anno. Resta il fatto che oggi ci vuole il commercialista per fare i conti. Dal primo gennaio si coglierà anche il carattere di semplificazione della misura.
La compatibilità con il reddito di cittadinanza?
Chi lo percepisce continuerà ad averlo. L’assegno sostituirà la quota figlio che, rispetto a quella adulto, è piuttosto modesta, il 25%. Quindi alla fine prenderà di più.
Come arrivare a un fisco più tarato sui carichi?
La misura va già in questa logica. Dobbiamo tenere in equilibrio il principio di progressività, che vogliamo soprattutto sull’Irpef, con la disponibilità di risorse. Trovandone altre, un obiettivo da perseguire sarebbe una minore selettività nel determinare gli importi, oggi per gli autonomi piuttosto forte.