sabato 25 gennaio 2014
​Detrazioni, alt al taglio. «Con i capitali rientrati giù le tasse sul lavoro». SOLDI ALL'ESTERO L'ultimo treno per i “furbetti”​
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Il piano di privatizzazioni del governo en­tra nel vivo. Ieri il Consiglio dei ministri ha avviato l’operazione approvando due de­creti per la vendita parziale del capitale delle Poste (40%) e dell’Enav (49%). «In entrambi i casi – ha precisato il presidente del Consiglio Enrico Letta – si tratta di cessione di quote, non del controllo». Le entrate attese sono va­lutate tra i 5 e i 6 miliardi di euro e la doppia vendita dovrebbe essere conclusa entro l’an­no. In questo modo «dopo sei anni di crescita ininterrotta ridurremo il debito pubblico», ha aggiunto il premier.
 
Il vertice di governo ha rispettato le attese an­che sugli altri punti annunciati: varato un prov­vedimento che stabilisce nuove regole per il rientro dei capitali detenuti illegalmente all’e­stero. «Non si tratta di uno scudo, non c’è l’a­nonimato », ha assicurato Letta marcando la distanza dalle misure adottate qualche anno fa dall’ex ministro Tremonti. Il ministro Sac­comanni ha aggiunto che «non c’è nessuno sconto sulle imposte né altre forme di condo­no o amnistia», c’è invece «la riduzione delle sanzioni amministrative e la modifica di quel­le penali, ridotte del 50%». Nello stesso decre­to trova posto l’annunciata abrogazione del taglio delle agevolazioni fiscali. La disposizio­ne era contenuta in un comma della legge di Stabilità e avrebbe comportato una riduzione delle detrazioni Irpef dal 19 al 18% già nelle dichiarazioni dei redditi relative al 2013. Il rior­dino degli sconti fiscali non scompare dall’o­rizzonte ma viene trasferito nella delega fiscale ora in Parlamento, un veicolo dai tempi più lunghi. Il rinvio apre un problema di copertu­ra da quasi 500 milioni di euro per il 2014, che sarà assicurata incrementando gli obiettivi di risparmio della spending review a cui sta la­vorando il commissario Carlo Cottarelli.
 Come annunciato nei giorni scorsi dallo stes­so Letta il governo ha poi rinviato dal 16 feb­braio al 16 maggio i termini per il pagamento da parte delle imprese dei contributi Inail, che in base alla legge di Stabilità quest’anno sa­ranno tagliati da 3 a 2 miliardi complessivi nel­l’ambito della riduzione del cuneo fiscale. «Diamo alle imprese tre mesi di liquidità in più in un momento in cui reperire il credito è così faticoso», è stato il commento del pre­mier. Tornando alle privatizzazioni, Saccomanni ha spiegato che il governo punta ottenere da que­sta prima tornata fino a 5,8 miliardi. Poste è sti­mata infatti tra i 10 e i 12 miliardi e quindi il 40% vale tra 4 e 4,8 miliardi, mentre la valuta­zione di Enav è dell’ordine di 1,8-2 miliardi e il 49% equivale dunque a circa 1 miliardo», ha aggiunto il ministro.
 Nulla esclude che in fu­turo altre tranche delle due aziende possano essere messe sul mercato dal momento che ad esempio Eni o Enel, sono tuttora control­late dallo Stato con quote di poco superiori al 30% del capitale. Intanto entro due anni il go­verno conta di avviare la cessione di quote di altre aziende. Ieri non si sono fatti altri nomi ma il dossier è aperto e riguarda Stm, Sace, Fincantieri, Cdp Reti (asset della Cassa depo­siti e prestiti che già controlla il 30% di Snam e nella quale confluirà anche Terna) e Grandi Stazioni (controllata delle Ferrovie dello Sta­to). Previsto anche la vendita di un ulteriore 3% dell’Eni dopo un riacquisto di azioni proprie fino al 10% del capitale. Gli incassi delle privatizzazioni andranno tut­ti alla riduzione del debito pubblico, come pre­vedono del resto le norme europee.
 
Diverso il discorso per le risorse una tantum che afflui­ranno dal rientro dei capitali dall’estero. Let­ta ha detto esplicitamente che «saranno uti­lizzati per la riduzione delle tasse sul lavoro». Mentre Saccomanni ha indicato la copertura di spese in conto capitale, «come il rimborso dei debiti della verso le imprese o l’allenta­mento del patto di stabilità per gli investi­menti ». L’obiettivo dell’operazione è quello di rende­re più conveniente per gli evasori il rientro dei capitali facendo leva da un lato sulla riduzio­ne delle sanzioni e dall’altro dal maggior ri­schio di essere scoperti. A questo mirano gli ac­cordi bilaterali con i paradisi fiscali, a partire da quello con la Svizzera che il governo pun­ta a concludere in tempi brevi.
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