La motovedetta italiana Diciotti bloccata al porto di Catania (Ansa d'archivio)
Dopo le smentite ufficiali dai presidenti delle autorità portuali italiane, adesso arrivano gli atti del governo a sconfessare i “porti chiusi” di Matteo Salvini. Da mesi il ministro dell’Interno sostiene che gli scali marittimi sono interdetti a qualsiasi imbarcazione con migranti a bordo. Ma a confermare che nessun ordine di chiusura sia mai stato dato in occasione di alcuno sbarco arrivano non solo gli atti del Ministero delle Infrastruttrue e dei Trasporti ma proprio il Ministero dell’Interno, che contraddice le affermazioni del ministro leghista. Ecco in allegato tutti i documenti ottenuti attraverso l’Asgi, l’Associazione per gli studi giuridici sulll’immigrazione.
«Salvini dice che i porti sono chiusi, ma a Lampedusa continuano gli sbarchi». Lo dice Vittorio Alessandro, contrammiraglio in congedo della Guardia costiera italiana. «Non c’è un decreto che dica che i porti sono chiusi - fa notare l’ufficiale -, ci sono solo lanci su Twitter che vogliono dare un indirizzo a comandanti, magistrati e sindaci. Il tutto solo sui social network». Secondo Alessandro «non possiamo fermare un flusso che non può essere fermato. La realtà - ha detto alla testata Tpi –, è sempre più forte delle scelte ideologiche».
Ma come stanno davvero le cose? I porti sono aperti? Soprattutto, sono mai stati chiusi in questi mesi? La risposta, da parte di tutte le fonti interessate, è un secco «no». La conferma è arrivata indirettamente dalla Lega di Matteo Salvini. «I chiarimenti tecnici riguardanti la chiusura dei posti – ha detto Alessanrdro Locatelli, responsabile Enti locali del Carroccio – arriveranno quando sarà il momento». In altre parole, quella degli scali chiusi non è altro che una leggenda buona per guadagnare consenso via social network, ma che non ha mai avuto seguito. «Non ho emanato alcun decreto di chiusura dei porti – ha precisato il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli – perché non serve, non essendo alcun porto italiano interessato alle operazioni e non avendo il Mrcc (Maritime rescue coordination centre) italiano coordinato i soccorsi». Interdizioni che non sono state ordinate neanche in passato. L’articolo 83 del Codice della navigazione prevede che il ministro dei Trasporti, non quello degli Interni, possa «limitare o vietare il transito o la sosta di navi mercantili nel mare territoriale per motivi di ordine pubblico, di sicurezza della navigazione e, di concerto con il ministro dell’Ambiente, per motivi di protezione dell’ambiente marino».
Non è un caso che in queste ore molti dei presidenti delle autorità portuali (La Spezia, Venezia, l’Autorità del Tirreno Centrale), abbiano deciso di alzare la voce. «Sono un cittadino italiano, e in questo momento anche un amministratore pubblico. Amministro un sistema portuale, che in poche parole significa amministrare i porti di Venezia e Chioggia. Avendo visto una rilevanza senza precedenti della parola “porti” sulle prime pagine dei giornali di questi ultimi giorni, mi sono sentito in dovere di verificare alcuni aspetti tecnici della questione dei cosiddetti “porti chiusi”», lo scrive in una nota Pino Musolino, manager del porto veneto. «Sotto il profilo squisitamente tecnico i porti italiani non sono chiusi. Infatti non esiste un decreto che chiuda, per motivi di ordine pubblico (comprovato, attuale e imminente) i porti italiani. Il Ministero dell’Interno – precisa Musolino – può vietare lo sbarco di passeggeri, non l’ingresso né l’approdo di navi nei porti, competenza riservata dalla legge esclusivamente al Ministero dei Trasporti». Non solo, esistono profili di rilevanza penale «nel caso di omissione di soccorso in mare a carico dei privati, figuriamoci a carico di un soggetto pubblico. In sintesi, in assenza di uno strumento giuridico concreto (il decreto del ministro dei Trasporti, nsr)) i porti italiani non si possono chiudere. Quindi in questo momento, in carenza di un provvedimento a norma di legge, i porti italiani restano aperti».