Ansa
La dinamica demografica italiana resta fortemente negativa. Ma nei mesi di novembre e dicembre 2021 c'è stata una sensibile ripresa del numero delle nascite rispetto ai dati di fine 2020. Ancora presto per dire se si possa trattare di un'inversione di tendenza o se sia solo un rimbalzo legato agli effetti delle diverse ondate della pandemia di covid sulla propensione delle famiglie a mettere al mondo un bambino.
Ma comunque un segnale interessante da monitorare, come ha spiegato il presidente dell'Istat Gian Carlo Blangiardo nell'illustrare questa mattina i dati dell'ultimo report dell'istituto sulla popolazione. Per il resto le cifre confermano che l'inverno demografico italiano resta molto rigido. Al 31 dicembre scorso la popolazione residente era inferiore di circa 253 mila unità rispetto all’inizio dell’anno. Nei due anni di pandemia il calo di popolazione è stato di quasi 616 mila unità, soprattutto a causa per del saldo naturale sempre fortemente negativo. Così alla fine dello scorso anno la popolazione è scesa sotto i 59 milioni di residenti, tornando indietro di 15 anni, ai valori del 2007.
Sul perché sia arrivati a questa situazione, Blangiardo ha ricordato che "i morti hanno avuto un impennata nel 2020, con 740 mila decessi, e nel 2021 a 709 mila, qualcosa che era successo nel passato solo durante la seconda guerra mondiale". Mentre "il numero dei nati è sceso per la prima volta nella storia del Paese sotto la soglia delle 400 mila unità ovvero 399 mila. Un nuovo record, il più basso valore mai registrato, come ormai succede in Italia da quasi un decennio". Le nascite sono risultate in diminuzione dell'1,3% rispetto al 2020 e di ben il 31% a confronto col 2008, anno di picco più recente.
Il saldo naturale è stato quindi di 310 mila residenti in meno, compensato parzialmente dal saldo migratorio, leggermente positivo, così siamo arrivati a -253mila persone.
Segnali positivi per i matrimoni, raddoppiati nel confronto con l’anno precedente, ma anche in questo calo la ripresa non è sufficiente a recuperare quanto perso nel primo anno di pandemia.
"I due grandi temi di questo momento storico - ha commentato Blangiardo - sono l'economia ma anche la demografia. Quello che noi osserviamo con i dati statistici che sul fronte dell'economia se non ci fosse stata la guerra avremmo potuto dire che in qualche modo stavamo rialzando abbastanza bene la testa". Invece "i segnali della demografia sono indubbiamente più deboli e anche qui ci sarà da vedere se ci sarà un effetto bellico, anche da questo punto di vista".