Ansa
Non è una vera e propria retromarcia, perché il leader della Lega alla richiesta di ripudiare Putin risponde ripudiando la guerra. Comunque al sindaco di Przemysl, cittadina della Polonia al confine con l’Ucraina, non piace il Matteo Salvini in versione umanitaria, con il conflitto alle porte di casa e le migliaia di profughi che arrivano con il terrore negli occhi a cercare un rifugio. Il segretario del Carroccio, però, continua la sua missione, anche se a via Bellerio non si riesce a evitare il temuto effetto boomerang del viaggio, e le critiche dei politici italiani.
Il sindaco Wojciech Bakun si presenta a Salvini con la maglietta con il volto di Vladimir Putin e la scritta «armata russa», che il leader leghista aveva indossato nel 2017 sulla piazza Rossa dove era andato per sostenere lo "zar". «Ho una cosa che vorrei consegnarle – dice –. Andiamo insieme al confine con questo regalo per far vedere a tutti cosa sta facendo il suo amico Putin al popolo ucraino. Io non la ricevo».
Salvini sa che la sua missione non è semplice. «Io voglio la pace e sono qui per la pace, vogliamo fermare la guerra, che va oltre il passato, l’obiettivo è salvare donne e bambini e fermare la guerra», ripete. Quanto a Putin, rilancia un concetto già contestatogli in Patria: «Prodi, Obama, Clinton, Berlusconi, tutti» hanno incontrato Putin, anche se questi lo hanno fatto solo in veste ufficiale, a parte il Cavaliere. Ma la condanna al suo ex amico appare sbiadita: «Certo, è ovvio. Chiunque condanna la guerra e l’aggressione».
Ma la polemica non si ferma. Nella città di confine ci sono volontari italiani che rincarano: «Pagliaccio», «buffone», «mettiti quella maglietta». Sergio Ferri e Marco Salami vengono da Piacenza. «Siamo arrivati tre giorni fa per portare un carico di aiuti e recuperare alcune persone scappate dall’Ucraina. Dovevamo ripartire ma abbiamo saputo che sarebbe venuto Salvini e così lo abbiamo aspettato per contestarlo».
Salvini appare sorpreso, anche se sapeva che avrebbe incontrato qualche ostilità. Nelle intenzioni del leader della Lega quella a Przemysl, la cittadina dove arrivano i treni da Leopoli e partono quelli con i profughi che vengono smistati nelle città, era solo una tappa della due giorni in terra polacca. Un viaggio per organizzare il trasferimento in Italia di un centinaio di bambini ucraini entro il week end e per definire con le associazioni umanitarie gli aiuti da far arrivare. In Italia rimbalza la notizia e solo Giorgia Meloni lo difende. «Penso che chiunque faccia qualcosa fa bene a fare qualcosa». Dal Pd a Leu, a Renzi e 5s fioccano le critiche.