«In uno scenario di basso impero, di lotta per bande, che non risparmiano neppure incursioni contro il presidente della Repubblica, avviare una riflessione di alto profilo sullo Stato sociale e sulla bioetica è un modo per tornare a parlare di politica con la “p” maiuscola». Dalla opposta sponda del Pd, Beppe Fioroni, responsabile Welfare, commenta così i contenuti della intervista ad Avvenire di domenica scorsa del ministro Maurizio Sacconi, pur rinviando a una verifica più concreta delle posizioni in merito. «Riprendere a occuparsi dei problemi del Paese – evidenzia l’ex ministro della Pubblica Istruzione – è la maniera migliore per onorare la figura di Francesco Cossiga che ha sempre privilegiato gli interessi dello Stato rispetto a quelli di parte».
Nel caso di Sacconi, lei sembra interessato più alle posizioni del parlamentare che a quelle del ministro...Sì. Perché l’agenda bioetica aperta più volte dall’esecutivo non ha mai trovato un prosieguo in un reale confronto parlamentare.
E se le Camere affronteranno quei temi, cosa accadrà?Se saranno dibattuti senza politicizzazioni o polemiche elettorali, è certo che una riflessione basata sulla libertà di coscienza porterà molto probabilmente quelli che hanno un comune sentire a trovare delle convergenze. Comunque mi sembra che la novità rilevante di questi giorni sia un’altra.
Quale?La libertà di coscienza è tornata ad essere tema di attualità. Sembrava un una sorta di escamotage politico, un problema esclusivo dei cattolici del centrosinistra, adottato ad esempio per votare a favore della legge sulla procreazione medicalmente assistita, invece diviene oggi decisivo ribadire che sui temi dell’inizio e del fine vita, per la loro stessa natura non si può essere un obbligati a seguire la linea prevalente del partito. La Costituzione non prevede vincolo di mandato per i parlamentari, figuriamoci se può esserci su questi temi.
Ma di concreto cosa c’è di nuovo?Sui temi etici, all’interno della maggioranza – così viene ancora definito il rapporto tra Pdl, Lega e Fli – noto posizioni divergenti del raggruppamento di Fini, e non solo in quella forza politica. Costato anche che in un ipotetico terzo polo su questi temi ci sono profonde divergenze tra i parlamentari che sostengono il presidente della Camera e il partito di Pier Ferdinando Casini. Tutto ciò segna anche un passo in avanti, perché il lavoro legislativo viene riconsegnato alla maturità e responsabilità del politico nel richiamo ai valori della dignità umana ineludibili in questo campo.
E su un altro punto messo a tema da Sacconi quello del Welfare?È necessario attuare il principio di sussidiarietà. Siamo di fronte a un cambiamento radicale: lo Stato sociale che un tempo aveva il compito di redistribuire tra i più svantaggiati quello che sovrabbondava nella crescita economica è colpito da una crisi di lunga durata e non c’è nessuna eccedenza da dividere. Quindi diviene vitale che il Welfare stesso sia un fattore di crescita. Può esserlo eliminando le diseguaglianze e puntando sulla sussidiarietà.
In che modo?Occorre investire nella famiglia che si rivela sempre più una risorsa per la comunità nazionale soprattutto nella cura dei disabili e dei non autosufficienti. Non bisogna dimenticare poi che il 48% dei bambini della scuole materne fruisce del servizio di qualità offerto dagli istituti paritari cattolici.