Il ministro per gli Affari europei e il Pnrr, Raffaele Fitto, ha presieduto giovedì la cabina di regia a Palazzo Chigi - ANSA
È il giorno della doppia promozione per il travagliato Pnrr italiano. Un duplice ok che attenua le polemiche legate alla freschissima riformulazione del Piano Ue, uscita venerdì dalla cabina di regia. All’indomani, ieri è arrivato il sospirato sì alla terza ratada 18,5 miliardi e anche alle modifiche presentate per ottenere la quarta da 16 miliardi: il governo mette così in sicurezza l’obiettivo di incassare entro fine anno i quasi 35 miliardi previsti per il 2023, come fa notare il ministro degli Affari Ue, Raffaele Fitto. Ora il faro si sposta tutto sulla nuova versione dell’intero progetto, che il governo illustrerà martedì alle Camere e sul quale, oltre alle polemiche dell’opposizione, crescono quelle dei Comuni. Ma per ora guarda al duplice ok la premier Giorgia Meloni. Dagli Usa mette l’accento su «un grande risultato, frutto dell’intenso lavoro e della sinergia con la Commissione Ue».
Un risultato che non si ferma alle decisioni prese. Emerge cher il Paese incassa un forte appoggio da Bruxelles. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, usa anche l’italiano nella comunicazione ufficiale: «Avanti tutta con Italia Domani ». E assicura: «Continueremo a essere al fianco dell’Italia in ogni passo necessario per assicurare che il Piano sia un successo italiano ed europeo». L’Italia e l’Ue sono legate a doppio filo: come è noto il Belpaese utilizzerà più risorse degli altri, così il risultato raggiunto può diventare un successo che potrebbe indurre a bissare il “format’ Recovery” anche in futuro. «La questione è cosa ci sarà dopo il 2026», dice a caldo il commissario europeo Paolo Gentiloni, «dovremmo creare le condizioni per qualcosa di più sostanzioso dopo». La strada del Pnrr per il 2023 appare adesso spianata.
I 18,5 miliardi della terza “tappa” del processo arriveranno concretamente in 4 settimane, dopo l’ultimo via formale previsto dall’Ecofin. Sul ring sale così l’altra sfida. Quella della rimodulazione e dei nuovi obiettivi che Fitto presenterà martedì mattina a Camera e Senato. E che atterra sul confronto italiano non senza polemiche e tifoserie opposte. I commenti dell’opposizione rilanciano le critiche, anche se mancano all’appello i leader. Gli strali puntano soprattutto alla riduzione di 1,3 miliardi per gli stanziamenti finalizzati al dissesto idrogeologico che rischiavano di non essere completati entro il 2026. Tra le modifiche, a richiamare dubbi c’è anche lo slittamento di 15 mesi del termine entro cui la pubblica amministrazione dovrà pagare i fornitori.
A preoccupare gli ammini-stratori locali è invece il taglio agli stanziamenti dei Piani Urbani integrati, risorse per i Comuni che in molti casi - è stato assicurato - troveranno però altre linee di finanziamento: con fondi o strutturali o interni. Ma ci sono Comuni che avevano avviato la macchina dei cantieri. E protestano. È il caso di Napoli: il sindaco Gaetano Manfredi lamenta «13,5 miliardi sottratti alle necessità dei cittadini», con cantieri in procinto di partire. Lo stesso a Rimini, che ha già avviato i cantieri del “Parco del Mare”: l’amministrazione parla di «mannaia sui comuni virtuosi». Gli altri fanno i conti. Come a Roma, dove il sindaco Gualtieri teme il rallentamento di alcuni progetti.
O come il sindaco di Catania che attende i fondi perché «noi rispettiamo i tempi». Altri come Bologna o Palermo hanno già avuto rassicurazioni sui rifinanziamenti. Dentro la maggioranza si muove Antonio Tajani: il ministro e segretario di Fi prima riunisce i governatori di Regioni che fanno capo al partito dicendosi pronto a un confronto con Fitto, poi esulta ovviamente per il doppio ok da Bruxelles. Il governo ha chiesto osservazioni anche alle parti sociali e presto potrebbe esserci una riunione con tutte le amministrazioni territoriali.